OSCAR 2022

OSCAR 2022

Dicevamo che è dopo le nomination che si delinea lo scenario reale per il vero rush finale e che è solo allora che il gioco si fa veramente duro e … può anche capitare allora che la pulce vinca sui grandi favoriti … Tutto come previsto! Nulla come previsto! Si sa che i voti dell’Academy spesso non tengono conto né delle graduatorie di merito formulate dalla Critica Internazionale né degli apprezzamenti del Pubblico nelle sale cinematografiche. Mai però come questa volta le valutazioni tecniche, razionali od emotive, le illusioni o le aspettative del cuore sono state così disattese. Questa 94ma edizione degli Oscar attenta alla necessità dell’Industria Cinematografica di recuperare consensi di pubblico dopo i devastanti effetti della Pandemia si è difatti, più che mai, appiattita sul politically correct dando un contentino a tutte le sensibilità.

Quindi … più che un premiare la qualità è stato un voler premiare le opportunità!

Ecco allora che Miglior Film risulta CODA di Sian Heder, piccolo film indipendente che è solo il remake americano del fortunatissimo film francese del 2014 La famiglia Bélier. Un film delicato che tocca i sentimenti, un feeling good movie … Il solo riproporre con sensibilità la storia della giovane ragazza che aspira a cantare e della sua famiglia sordomuta può però far vincere anche l’Oscar per Migliore Attore Non Protagonista e quello per la Migliore Sceneggiatura Non Originale! Addirittura tre Oscar! Troppa grazia! Rivedetevi l’originale francese!

Delle sue 12 nomination, quello che era il vero grande preferito, il western anomalo e psicologico di Jane Campion: Il Potere del Cane si aggiudica solo il premio per la Migliore Regia, mentre lo spettacolare Dune con ben 10 nomination altrettanto qualificanti si merita invece solo 6 “Premi Minori”, premi prettamente tecnici. L’accreditatissimo, tenero ed autoriale Belfast di Branagh con 7 candidature si prende la sola statuetta per la Migliore Sceneggiatura Originale e … il grande sconfitto, lo Spielberg del bel remake di West Side Story con 7 candidature anche lui, porta a casa solo quella per la Migliore Attrice Non Protagonista.

Il resto delle candidature? Il resto è silenzio! Ma allora che senso hanno le nomination?

Le nuove regole hanno generato un eccesso di candidature, un’inflazione di nomination che può probabilmente tornar molto buona per promuovere la distribuzione di più film nelle sale ma di certo non giova nella definizione della pari qualità della rosa finale e poi dei premiati.

Jessica Chastain ha meritatamente ottenuto il premio come Miglior Attrice per la sua esuberante ma buona interpretazione de Gli occhi di Tammy Faye e così anche Will Smith quello di Migliore Attore per il volitivo padre delle sorelle Williams ne Una Famiglia Vincente.

Quanto poi al Miglior film Straniero, purtroppo per il Cinema Italiano, il film di Sorrentino non ce l’ha fatta, e … senza l’aiuto della mano di Dio, l’Oscar è stato assegnato al profondo e sensibile film giapponese Drive my Car, di sicuro il più favorito che, d’altra parte, concorreva anche per la Migliore Regia ed il Miglior Film.

Le altre presenze italiane per i costumi di Cyrano e per il piccolo film d’animazione Luca non hanno avuto la giusta fortuna.

Oscar 2022, un’edizione da non ricordare fra le migliori. Con dei film premiati che non verranno di certo ricordati o che non hanno assolutamente meriti superiori agli altri concorrenti. Verrebbe da farsi qualche domanda provocatoria, ma limitiamoci solo a segnalare: che con L’Oscar a Jane Campion sono arrivate a ben tre le registe donna premiate; che non c’è stato il previsto trionfo di Netflix; che a 60 anni di distanza West Side Story porta a vincere lo stesso ruolo di attrice non protagonista, e che CODA a fine Gennaio non era stato giudicato idoneo per uscire in sala ma solo in DVD!!

data di pubblicazione:28/03/2022

LEONARDO – IL CAPOLAVORO PERDUTO di Andreas Koefoed, 2022

LEONARDO – IL CAPOLAVORO PERDUTO di Andreas Koefoed, 2022

Il lato oscuro del Mondo dell’Arte! Il “dietro le quinte” dell’incredibile storia del Salvator mundi: un quadro di Leonardo, oppure attribuibile a Leonardo, o alla sua Scuola, o una copia o, magari, un falso! Tutto e niente! Un’avventura che parte da New Orleans nel 2005 ove viene acquistato per poco più di 1000 dollari fino ad essere poi rivenduto da Christie’s nel 2017 a ben 450 milioni di dollari. Da allora è nuovamente scomparso nel nulla: forse nelle mani di un principe arabo, che, forse è l’erede al trono Saudita …

 

Presentato con positivi giudizi all’ultima Festa del Cinema di Roma, arriva finalmente sugli schermi cinematografici una storia che, se fosse stata inventata da uno sceneggiatore, potrebbe apparire eccessiva ed assurda, ma che, invece, racconta una vicenda tratta direttamente dalla realtà. Una storia che è un mix di dubbi ed intrighi che coinvolgono personaggi inverosimili: cacciatori d’opere d’arte, falsari, mercanti, restauratori, direttori di grandi musei, critici ed esperti, media internazionali, finanzieri, oligarchi russi e poi la politica internazionale. Giochi di Potere, geopolitica post petrolifera, orientamento delle masse e gli Arabi. Colpi di scena, doppi e tripli giochi, l’FBI ed anche la CIA.

Un affascinante ed insolito documentario girato dal danese Koefoed come fosse un vero film: un vero heist thriller movie che, al di là delle vicende narrate, vuole anche denunciare il cinismo di un potere che per i propri fini si avvale, ancora una volta, persino del bello, dell’arte, e della storia della nostra civiltà. Il film è un racconto vivo e coinvolgente che, come un lungo filo, parte da New Orleans e si snoda per New York, la National Gallery di Londra, passa per Parigi, Ginevra, di nuovo al Louvre, poi le più prestigiose Case d’Asta per perdersi infine … di nuovo nel buio … forse in un bunker, in un “porto franco”, forse in … un mare di dune di sabbia.

Il ritmo narrativo usato dal regista è sempre incalzante, vivace, incisivo, mai tedioso o eccessivo. Riesce a tener viva la curiosità e il dubbio con continui colpi di scena narrativi, combinando sapientemente interviste, belle riprese originali e filmati d’epoca. Così facendo, l’autore esamina tutti i possibili punti di vista svelando le sfaccettature del mistero o della truffa. Il viaggio del Leonardo perduto subito dopo essere stato “ritrovato” diviene così un’interessante, emozionante odissea fra arte, commercio, mistificazione, avidità, finanza, speculazione e politica.

La fondatezza o meno dell’attribuzione, i misteriosi movimenti di denaro, sono misteri, dubbi affascinanti già di per se. Se poi si trovano combinati tra loro in un contesto ambiguo, attraversando una storia lunga 15 anni (dopo ben 600 anni di silenzio e buio assoluto), è evidente quanta abbondanza di materiale ci sia per dare spazio alle fantasie più fervide ed all’affascinazione filmica. Ne risulta, infatti, una buona realizzazione cinematografica, accattivante, ricca di suspense, interessante e coraggiosa, che combina intelligentemente ironia, sarcasmo e serietà. Una storia che coinvolge gli intervistati (liberi di essere se stessi) e gli spettatori (anche i più informati dei fatti).

Perché, alla fine, le persone credono perché hanno bisogno di credere che qualcosa sia vera! Il fatto he poi non lo sia, in fondo, non ha più alcuna importanza. L’evento diviene un Mito perché serve sempre un Mito!

data di pubblicazione: 25/03/2022


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LICORICE PIZZA di Paul Thomas Anderson, 2022

LICORICE PIZZA di Paul Thomas Anderson, 2022

1973, S. Fernando Valley, due adolescenti – Alana Kane (Alana Haim) e Gary Valentine (Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour) – si incontrano il giorno della foto per l’annuario scolastico. Lontani per età e per carattere, si confrontano, si attraggono, si respingono, si sfuggono, si cercano. Corrono, corrono e si rincorrono, crescono muovendo i primi passi nel mondo degli adulti. Archetipi di vita, di bellezza e di libertà in un ricordo agrodolce…

  

Nuovamente candidato all’Oscar, questa volta con tre nomination (Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Sceneggiatura Originale), P.T. Anderson, regista, sceneggiatore ed anche direttore della fotografia è, a poco più di 50 anni, un Maestro del Cinema. In assoluto uno dei migliori autori del “Nuovo Cinema Americano”: suoi Magnolia, Il Petroliere, The Master ed Il Filo Nascosto.

Questo suo 9° lungometraggio porta con sé il profumo, appena velato di nostalgia, della giovinezza. Nei suoi 25 anni di carriera e di successi il regista non ha mai cessato di diversificarsi e cimentarsi con nuovi temi, seri o leggeri che siano. Il filo nascosto della sua filmografia resta però pur sempre l’analisi dei sentimenti, la ricerca costante da parte dei suoi personaggi del senso del loro esistere e del doversi confrontare con “l’Altro” rispetto a se stessi.

Il piano sequenza iniziale cattura subito lo spettatore e dà immediatamente il tono e la misura di questo nuovo bel film. La cinepresa gioca con virtuosità attorno ai due ragazzi, li osserva, li scruta, si intreccia e li intreccia fra loro. Il regista fissa così l’istante, l’attimo atemporale in cui, fra esitazioni, silenzi e contraddizioni, tutto nasce e si determina così il Futuro. Un futuro di cui noi spettatori saremo di lì in poi osservatori privilegiati.

Da quell’istante i due splendidi volti nuovi del cinema resteranno nel cuore della storia, perdendosi, ricercandosi e passandosi il centro della scena in un gioco alternato. Di lì in poi il regista, fra apparenti divagazioni bozzettistiche, procede in realtà dritto alla meta per elissi, con magistrali suggestioni in cui il non detto, il piccolo gesto, valgono più di grandi discorsi. In pochi secondi P.T. Anderson dice allo spettatore ciò che altri cineasti a malapena dicono in 90 minuti!Il risultato è un film di inaspettata delicatezza.

Il regista, si sa, ama gli Anni ‘70 ma questa volta, libero da influenze pregresse di altri grandi autori (Altman, Scorsese…), ci regala un innocente ricordo di un’epoca e di una certa America.

Una fotografia ultra sofisticata, un uso sapiente del colore, delle luci e delle inquadrature, ambientazioni e messe in scena perfette, giochi della cinepresa, ritmo e montaggio rapido delle sequenze, una splendida e coinvolgente colonna sonora, un casting perfetto, danno al lavoro uno spessore ammirevole di autenticità e di verità, ben lontano da ogni nostalgica rivisitazione.

Davvero un bel film!

Un film dolce e paradossale: dolce per la freschezza della storia, pulita, leggera, romantica e vintage; paradossale per la maestria del regista pur nella splendida semplicità del suo universo cinematografico.

La giovane coppia è un’assoluta rivelazione. Sotto la direzione di Anderson i due ragazzi diventano sempre più bravi con il procedere del film. Un’autentica sincerità recitativa al servizio assoluto della storia.

Il resto del casting ha, fra i secondi ruoli, anche stelle del calibro di Bradley Cooper, di Tom Waits e di Sean Penn, che ci restituiscono con sensibilità, pur nelle caratterizzazioni, squarci del mondo hollywoodiano degli anni ’70 e di un’America perpetuamente minacciata dalle nevrosi.

Licorice Pizza – dal nome di una catena di negozi di dischi, di moda all’epoca – è la sintesi dell’estetica visiva di Anderson ed è anche un film molto buono, appena mascherato da teen-movie. Un film solare e tenero, una delicata commedia che ci restituisce, nello spirito di quegli anni, l’innamoramento di una giovane coppia e, soprattutto, il saper fare Cinema.

Un film di un grande Autore, alla cui capacità narrativa dobbiamo abbandonarci, apprezzandone il risultato di alta qualità, portando poi con noi quella tonificante sensazione di energia giovanile, di libertà e di sogni che lo pervade tutto. Vero Cinema!

Potrebbe anche non entusiasmare tutti, ma ben vengano allora questi film che generano un costruttivo confronto di opinioni.

data di pubblicazione:19/03/2022


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L’ORIGINE DU MONDE di Laurent Lafitte – Netflix 2022

L’ORIGINE DU MONDE di Laurent Lafitte – Netflix 2022

Jean-Louis (Laurent Lafitte) avvocato parigino e sua moglie Valérie (Karin Viard) sono una coppia borghese benestante senza figli. Sposati da anni, lottano contro la routine della loro relazione. Un giorno il cuore di Jean-Louis cessa di battere, eppure lui è cosciente, parla, si muove. Né la moglie né il suo miglior amico Michel (Vincent Macaigne) sanno trovare una spiegazione. Solo la Guru/Maestra di Vita cui sua moglie si rivolge trova una soluzione per salvarlo: “risalire alle Origini! là da dove viene!… al sesso di sua madre!”…

 

Laurent Lafitte, attore ed umorista ben apprezzato in Francia, firma il suo debutto nella regia con questo suo audace film che è stato presentato a Cannes 2020 ma non è poi purtroppo uscito nelle nostre sale, a causa del Covid. Si tratta di una commedia adattata da una piéce teatrale di successo che trae spunto anche dal titolo dal celebre e discusso quadro di Courbet esposto al Museo d’Orsay di Parigi. Una commedia tanto provocante, scabrosa e graffiante quanto anche surrealista, buffa e tenera che si interroga sorridendo e ridendo su argomenti, pudori, tabù e segreti di famiglia.

Un film di sicuro abrasivo, provocante e controverso che affronta certi tabù nell’unico modo con cui possono essere affrontati: facendo ridere, fra lo chic ed il trash, con gags continue che divertono mentre toccano proprio gli angoli più oscuri della psiche umana.

Il regista è bravo a giocare ed a provocare senza mai però cadere nella volgarità, usando una buona dose di humour nero (quasi britannico) in salsa francese. Un film fatto su misura per turbare ridendo gli spettatori. Dopo un avvio forse un po’ troppo laborioso si succedono situazioni spassose, senza mai tempi morti, in un crescendo nell’assurdo e nel burlesco. Tutto il meccanismo del film è ben oliato, la sceneggiatura è ben scritta, buffa, incisiva e provocante senza però mai cadere nella grossolanità. La messa in scena è più che discreta, il ritmo sempre incalzante, i dialoghi sono gustosi ed irriverenti quanto basta, le situazioni assurde,sconcertanti ed esilaranti.

Quel che però fa poi la vera differenza di classe e di qualità è il trio di protagonisti. Un cast di attori brillanti che incarnano alla perfezione i loro ruoli sempre con eleganza e stravaganza. Ottime anche le coprotagoniste: l’anziana madre e Nicole Garcia nel cameo della psico/guru. Deliziose entrambe.

L’Origine du Monde è un film che si potrà apprezzare o che potrà forse anche lasciare sconcertati, ma ciò non di meno resta pur sempre un piccolo film che di sicuro farà ridere ed anche riflettere.

Una gradevole e vivace commedia, sicuramente audace ma non certo scandalosa, proprio come audace ma non certo scandaloso è il quadro di Courbet!

data di pubblicazione:15/03/2022


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IL RITRATTO DEL DUCA di Roger Michell, 2022

IL RITRATTO DEL DUCA di Roger Michell, 2022

Inghilterra 1961: Campton Bonton (Jim Broadbent), sessantenne tassista a Newcastle, è un iperattivo protestatario per ogni causa sociale e … riesce a “rubare” il quadro di Goya del Duca di Wellington appena acquisito dalla National Gallery di Londra. Un’azione eclatante, tutta e solo politica, volta essenzialmente – prima con le condizioni per il riscatto, poi, una volta arrestato, durante il processo – a richiamare l’attenzione a sostegno della sua iniziativa per l’esenzione degli anziani dall’obbligo di pagare il canone per la BBC…

 

Giunge finalmente sui nostri schermi la commedia sociale di Roger Michell (regista di Notting Hill, scomparso nel 2021) che, realizzata nel 2020 e presentata con successo fuori concorso a Venezia 77, era poi rimasta bloccata a causa del Covid.

Il Ritratto del Duca è una commedia agrodolce, con un significativo sottofondo umano e sociale, permeata di quell’impareggiabile British humour che rende gli inglesi maestri nel realizzare commedie di genere molto gradite a chi va al cinema per vedere qualcosa di intelligente che faccia sorridere e nel contempo riflettere. Una storia realmente avvenuta, uno spaccato della working class e dei problemi di una certa Inghilterra che sarebbe molto piaciuto a Ken Loach ma che Michell rivisita, centrandone ed esaltandone con un velo di malinconia gli aspetti ironici senza trascurare i risvolti che sottostanno alla vicenda. Il tutto in buon equilibrio tra leggerezza e drammi individuali e collettivi.

Un film “vecchia maniera” ma comunque interessante. Il regista, da maestro qual era, gioca infatti abilmente con un’estetica visiva Anni ’60, utilizzando colore e diversi tipi di inquadrature. La sua direzione è contenuta e delicata, sempre supportata da una buona sceneggiatura e da dialoghi intelligenti. Il ritmo è talora discontinuo e varia molto fra prima e seconda parte. Forse qualche minuto in più dedicato a meglio delineare i contesti familiari dei protagonisti avrebbe giovato ad una maggiore comprensione dei loro comportamenti e del colpo di scena finale.

Il punto di forza del film è un cast delizioso, caratteristi e secondi ruoli compresi. Su tutti primeggia Jim Broadbent, al suo meglio con il suo talento ed il suo capitale di simpatia, malizioso, stravagante e capace di adattarsi alle tante sfaccettature del personaggio genera immediatamente empatia nello spettatore. Accanto a lui Helen Mirren, fantastica nel ruolo che fa da controcampo razionale agli ardori protestatari e velleitari del coniuge.

Il Ritratto del Duca è un film che palati molto raffinati o molto esigenti potrebbero anche giudicare solo come “cinema popolare o superficiale”. Non direi! È piuttosto un piccolo film che di certo punta ad intrattenere ma che ha anche un suo cuore con delle verità profonde. Un piccolo film senza grandi ambizioni ma pur sempre un film gradevole, tenero e molto ben interpretato. Un film molto inglese, in cui le emozioni sono tutte molto contenute ma arrivano a toccare lo spettatore.

Ce ne fossero di piccoli film così!

data di pubblicazione:04/03/2022


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