MAIGRET di Patrice Leconte, 2022

MAIGRET di Patrice Leconte, 2022

Anni ’50. Una giovane bella ragazza viene ritrovata assassinata in abito da sera. Il Commissario Maigret fa propria l’indagine e, indizio dopo indizio, ricerca nel passato di una provinciale arrivata a Parigi per farvi fortuna ma ne viene invece divorata …

 

Ebbene sì! Depardieu è Maigret! Anzi di più, Leconte è Simenon!

Il regista e sceneggiatore ispirandosi molto, molto liberamente al romanzo del 1954 Maigret e la giovane morta è riuscito ad entrare perfettamente nell’animo e nell’universo dello scrittore belga cogliendo le sue fascinazioni e l’essenza di ciò che gli stava a cuore ed a tradurlo poi cinematograficamente senza farne né una rilettura, né una modernizzazione, ma solo un quadro introspettivo, intimo e toccante. Ecco quindi la pena dell’esistere, la vita segnata dal Caso, i dolori profondi dell’animo umano. Leconte usa sullo schermo gli stessi tempi, gli stessi ritmi, lo stesso approccio, lo stesso sguardo asciutto ed essenziale che Simenon usava sulla carta. Senza dubbio alcuno una delle migliori riduzioni cinematografiche delle tante fatte sulle inchieste di Maigret, sicuramente uno dei migliori film del regista (autore, fra i tanti, di Il marito della parrucchiera 1990 e Confidenze troppo intime 2003) e, non ultimo, assolutamente un’interpretazione recitativa da antologia: un tutt’uno fra l’attore ed il personaggio. Depardieu, attore spesso eccessivo a scapito del suo stesso talento, incarna infatti il Commissario con sobrietà, densità ed interiorità senza mai eccedere, con una presenza in scena sufficiente ad imporre l’uomo Maigret, la sua malinconia, i suoi tormenti fisici e la stanchezza esistenziale.

Leconte, con eleganza, con dei colori che tendono al bianco e nero, ci regala una Parigi “minore”, tenebrosa, fatta di mattine grigie, di cortili ed atmosfere. Al centro giganteggia lui: il Commissario, la sua umanità, la paziente intelligenza investigativa. Un ottimo film ispirato, sensibile e ricco di charme rétro fatto tutto di primi piani sugli oggetti, sui dettagli, sui volti, con inquadrature a mezza altezza, quasi espressionista e con un’aria di un nuovo classico. Un noir in cui l’intrigo è del tutto secondario e l’inchiesta è all’antica. Uno spunto per rendere omaggio al Cinema di una volta fatto di recitazione, di espressioni, di atmosfere e di dialoghi molto contenuti.

Più che un poliziesco è la storia di un uomo ed un pretesto per rappresentare uno spaccato della varia Umanità. Un’Umanità fragile sotto il peso delle tante debolezze e vane illusioni. Un uomo, un commissario disincantato, dolente che ha quasi perso il gusto di vivere, affaticato, segnato da antichi dolori personali che, ciò non di meno, conserva ancora in un’empatia quasi “paterna”, una speranza nell’essere umano.

Il regista abilmente privilegia i non detti ed i silenzi. L’attore magistralmente è tutto interiorità e sensibilità repressa. Un incontro veramente felice quello fra Leconte, Depardieu e Simenon. Una sfida difficile ma assolutamente superata.

Un poliziesco d’altri tempi: intrigante e coinvolgente pur senza guizzi particolari. Un film classico che sarà molto apprezzato da chi ama Simenon, da chi ama il cinema francese, da chi ama il buon Cinema, le buone sceneggiature, gli ottimi registi e le ottime interpretazioni.

Un film da evitare per chi si aspetta invece un thriller, azione e colpi di scena o … un Maigret sanguigno e vitale alla Jean Gabin o alla Gino Cervi.

data di pubblicazione:20/09/2022


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TOP GUN MAVERICK di Joseph Kosinski e L’UOMO DEI GHIACCI di Jonathan Hensleigh, 2022

TOP GUN MAVERICK di Joseph Kosinski e L’UOMO DEI GHIACCI di Jonathan Hensleigh, 2022

Non avendo potuto seguire, come negli anni “Pre Covid” la nostra Direttrice al Festival di Venezia e perciò in crisi di astinenza di quelle belle scorpacciate quotidiane di film, ci siamo gettati sul “quasi nulla” che, al momento, era in programmazione nelle sale cinematografiche ancora estive e sul “poco” di interessante presente sulle piattaforme…

 

Ci siamo quindi “sparati”, tutti in una volta, un auspicabile blockbuster uscito in Estate ed un auspicabile onesto B movie. Il fil rouge della valutazione di questa nostra maratona è poi stato il concetto di “sospensione dell’incredulità” delle vicende. La “magia” condivisa tramite cui gli spettatori credono, partecipano e vivono come “vera” la narrazione per quanto impossibile essa possa essere nella realtà.

Il primo film Top Gun Maverick (con al centro un eterno ed inossidabile bravo Tom Cruise) realizza in pieno la magia. Tutto è credibile, tutto è possibile, tutto è convincente, tutto è appassionante quali che siano i momenti della vicenda. Al servizio ed al contempo elementi chiave di questa magia, ci sono l’interprete principale, il supporto di una sceneggiatura di gran qualità che copre e giustifica i minimi dettagli della storia, un’abbondanza di mezzi sapientemente usati, l’eccellenza degli effetti speciali, la professionalità di tutti gli attori anche quelli di 2° e 3° ruolo, e, non ultima, una capacità di direzione che sa sapientemente alternare i vari registri della vicenda.
Puro virtuosismo cinematografico costruito su misura per i grandi schermi. La conferma che Hollywood può e sa ancora produrre dei blockbuster convincenti, spettacolari ed appassionanti. Al centro un Tom Cruise che sa giocare sia la parte tutta azione ed adrenalina, sia la parte leggermente malinconica che lo pone davanti al tempo che è passato dal lontano 1986, in un misto di innocenza e di angosce, di amori da non riperdere e di fantasmi del passato. Un risultato onesto, generoso, di classe, credibile, coinvolgente e tutto godibile per chi ama il genere.

Il secondo film L’Uomo di Ghiaccio pur dando già per scontato che potesse essere l’ormai solito Liam Neeson Movie, è privo assolutamente della magia! Di per sé non è brutto, Neeson, pur se sempre uguale, è comunque bravo, ciò non di meno, al di là degli splendidi panorami di un Canada ghiacciato il film resta però opaco e senza anima. Manca assolutamente quella Magia che rende credibile ed accettabile la storia. Soffre di piattezza visiva e narrativa, la sceneggiatura è fiacca e presenta quindi notevoli lacune nell’evoluzione narrativa ed alcuni sviluppi sono implausibili. I mezzi a supporto del film sono poi veramente scarsi e gli effetti speciali sembrano quelli dei film di alcuni decenni fa. Oltre Neeson c’è il vuoto e la regia priva di scatti per tenere alta la tensione è impotente davanti alle tante carenze e si limita solo a filmare senza mai veramente emozionare o minimamente riuscire mai a coinvolgere. Non scatta mai “la sospensione dell’incredulità”!
Quindi un prodotto senza pretese, un piccolo, piccolo film di serie B “all’antica”, ove tutto è tanto non credibile quanto anche tanto prevedibile. Peccato! Poteva essere una versione moderna e nordica del Salario della Paura di Clouzot

data di pubblicazione:16/09/2022

Top Gun Maverick 

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L’Uomo di Ghiaccio

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ORGOGLIO BRETONE – MORTE SUL FIUME BELON di Jean Luc Bannalec – ed. ISBN 2022

ORGOGLIO BRETONE – MORTE SUL FIUME BELON di Jean Luc Bannalec – ed. ISBN 2022

Siamo arrivati alla quarta puntata delle inchieste del Commissario Dupin. Il tedesco Jorg Borg, nom de plume J. Luc Bannalec, finto francese, prosegue le sue storie ambientate nella francesissima Bretagna. I suoi romanzi che continuano a spopolare in Germania ed in Francia, complice anche una trasposizione in una serie TV molto ben riuscita, stanno ora trovando evidentemente un loro seguito anche in Italia.

Ritroviamo quindi ancora una volta il nostro Commissario esiliato a Concarneau da ormai 5 anni. La nuova storia prende avvio dalla scoperta di un cadavere che però scompare prima che la polizia giunga sul posto. Un’indagine difficile fra ulteriori omicidi, connessioni scozzesi, traffici illeciti di ostriche, sabbia rubata dalle spiagge … Port Bélon, perla della Bretagna, è il teatro della nuova inchiesta ed anche l’occasione per il “parigino” Dupin per scoprire le tradizioni celtiche ed entrare nel mondo dell’allevamento e commercio delle ostriche più raffinate e rinomate. Un’opportunità per l’Autore per confermare il suo amore per la Regione, emulo di grandi scrittori come Simenon nel dipingere atmosfere, luoghi e personaggi fortemente caratterizzati dalle ambientazioni provinciali. Il Commissario è onnipresente nell’indagine e la sua personalità, unitamente alla sua vita privata, sono ormai ben delineate, meno letterarie più umane e reali così come la sua psicologia, le manie, l’amore per il buon mangiare e la sua vulnerabilità per i troppi caffè.

Gli accertamenti procedono senza grandi sbalzi, quasi dolcemente, ogni pista è seguita con minuzia sino in fondo. L’intrigo anche se complesso si evolve armoniosamente, le descrizioni sono piacevoli ed arricchiscono la trama senza appesantirla. La vicenda appare infatti meglio definita, più coerente, più accattivante e più sottile delle storie che l’hanno preceduta. Bannalec sembra aver trovato il giusto equilibrio narrativo, stesso ritmo veloce e stessi incessanti colpi di scena ma senza le lungaggini dei primissimi romanzi come se lo scrittore non avesse più niente da dover dimostrare e nessuno da dover convincere.

Un polar che risuona come un pianoforte perfettamente accordato e che, come dicevamo, ha lo charme desueto di un buon vecchio e normale giallo di una volta, quei gialli che si basavano tutti sui metodi investigativi, sul ragionamento piuttosto che sull’azione. Orgoglio Bretone non è certo un thriller palpitante ma è un romanzo accattivante, piacevole a leggere, con un plot ben sviluppato e con buoni e credibili intrighi e colpi di scena. Discretamente accettabili poi anche la suspense e la nebbia che permangono sino alla fine.

L’interesse vero è tutto sui fatti, sulle indagini, sui luoghi ed il paesaggio. Sulla splendida Bretagna, le sue cittadine, il suo mare, gli abitanti e le tradizioni presentati tutti con tale dovizia di particolari e ricchezza di atmosfere da divenire a loro volta protagonisti. Dunque un buon piccolo poliziesco che intriga il lettore e gli fa venir voglia di andarsi a gustare qualche frutto di mare sulle rive dell’estuario del Bélon accompagnandolo con dell’ottimo vino.

data di pubblicazione:16/06/2022

MADAME LE COMMISSAIRE E LA VENDETTA TARDIVA di Pierre Martin ed. Neri Pozza, 2022

MADAME LE COMMISSAIRE E LA VENDETTA TARDIVA di Pierre Martin ed. Neri Pozza, 2022

Lo sconosciuto autore tedesco che si firma con lo pseudonimo francese di Pierre Martin prosegue con le sue storie poliziesche ambientate nella francesissima Provenza. In Germania ove sono già usciti 10 volumi sulle indagini di Madame le Commissarie, i suoi libri sono ormai un caso letterario e commerciale di successo. In Italia, per ora, siamo solo al secondo romanzo della serie.

Sempre caratterizzato dalla stretta connessione con la realtà della Provenza, l’autore sviluppa ulteriormente il suo stile, le sue storie ed i suoi personaggi. La narrazione si fa infatti più ricca  e fluida rispetto al romanzo iniziale. La protagonista Isabelle Bonnet, i fatti ed il contesto sono ormai consolidati  e quindi i caratteri, gli aspetti psicologici e gli approcci polizieschi si delineano sempre meglio ed in maniera più reale e coerente. L’intrigo narrativo è ben congegnato e l’aspetto poliziesco diventa ora prevalente sugli elementi di mero colore e tutto l’insieme è quindi più vivace e ricco di colpi di scena ben calibrati che si susseguono con ritmo serrato.

Madame le Commissaire ha ormai assunto contorni ben definiti. E’una protagonista coraggiosa, e determinata che però si è concessa di riscoprire ed apprezzare anche il Tempo per se stessa: fa tardi la sera, ama dormire, chiacchierare con i compaesani, giocare alla pétanque con il Sindaco del paesino ed apprezzare i ritmi lenti della Regione. Con lei si definisce meglio anche il suo stravagante ma intelligente assistente.

Al centro del romanzo ci sono sempre i panorami e le atmosfere locali, e questa volta il Mistral. Il forte vento locale che fa impazzire, che genera insonnia e riflessioni anche alla ex Capo Squadra Antiterrorismo di Parigi che ha ormai deciso di restare nei luoghi della sua infanzia, nel paesino/rifugio dell’entroterra della Costa Azzurra senza rimpianti né per Parigi né per il precedente prestigioso ruolo. Si accontenterà dell’incarico (creato ad hoc per lei) di Commissario con Compiti Speciali per i casi insoluti della zona. Una carica che dice tutto e niente ma le consente di restare in servizio ed in Provenza. Impossibilitata a dormire a causa del Mistral, Isabelle scende fino alla Costa, va in spiaggia e passeggiando nella notte, scopre per caso un cadavere. Ci sono analogie con un omicidio insoluto di 10 anni prima, La Commissario cercherà di scoprire la Verità e contemporaneamente cercare anche di garantire la sicurezza di un testimone giudiziario che deve restare in incognito nel suo paesino.

Il nostro Autore ripropone brillantemente e scientemente atmosfere e situazioni tipiche dei “gialli classici” tutti centrati sulla capacità investigativa, con poca violenza ma molto lavoro di indagine sul campo e molto intuito. Il risultato (come per quelli assai simili di Bannalec) è un romanzo scorrevole e piacevole dotato di una trama semplice ma ben costruita e credibile, dallo stile chiaro e preciso. Un libro vivacemente ritmato con una tensione che regge fino alla fine.

La seconda avventura di Madame le Commissaire è dunque un piccolo noir credibile ed efficace arricchito dal saporito contorno dei paesaggi, dei colori, delle atmosfere e dei cibi provenzali. Breve, rassicurante, coinvolgente e gratificante.

data di pubblicazione:03/06/2022

L’ARMA DELL’INGANNO – OPERATION MINCEMEAT di John Madden – 2022

L’ARMA DELL’INGANNO – OPERATION MINCEMEAT di John Madden – 2022

Basato su fatti reali: una delle più singolari operazioni di disinformazione e manipolazione della II Guerra Mondiale. Siamo nel 1943, pochi mesi prima dello sbarco dal Nordafrica nel sud dell’Europa (Grecia? Sardegna? Sicilia? Provenza?) gli Alleati devono depistare i Tedeschi dalla scelta più probabile. Due ufficiali dei Servizi britannici – Colin Firth e Matthew MacFadyen – malgrado le perplessità dei superiori propongono la più improbabile delle macchinazioni…

 

Madden è un regista cinematografico e televisivo britannico. Fortunato premio Oscar per la regia di Shakespeare in Love (1998), ha firmato fra i tanti anche i due film su Marigold Hotel. Oggi, a 73 anni, è ormai un egregio artigiano del Cinema ma non certo un Autore. Sul modello del filone tutto inglese di film come Il Discorso del Re, Imitation Game, L’ora più buia e Dunkirk che trovano motivo di interesse nel fatto che sono ispirati da “una storia vera”, il nostro cineasta prova a far rivivere l’epopea dei film di spionaggio. Non si tratta però di una spy-story alla James Bond o di un film d’azione, tutt’altro! È solo un film di genere spionistico, molto classico, quasi un’opera all’antica, alla cui base sono lo stile, le ambientazioni, i costumi ed un leggerissimo, vago sense of humour. Madden vorrebbe poter così illustrare il “dietro le quinte” di un’abile macchinazione dei Servizi britannici e la capacità di manipolazione della Verità. Il risultato, però, è sì un film molto british ma, ahinoi, un film troppo rallentato da una sceneggiatura convenzionale, troppo appesantito da una messinscena accademica, da un eccesso di dialoghi, da una mancanza d’azione, da un ritmo troppo teatrale e, per di più, girato quasi totalmente in interni. Siamo quindi molto lontani dall’immaginifico del mondo dello spionaggio e dalla vivacità del Genere. La narrazione si perde infatti in sottostorie e intrighi paralleli che nulla aggiungono ma molto appesantiscono, in una messinscena priva di ritmo che sembra girare in tondo senza mai veramente appassionare, dare brividi di tensione e di suspense, né riuscire ad evitare che, a tratti, si insinui la noia.

Il casting è discreto e professionale quanto basta. I due protagonisti sono corretti senza però fare scintille. Fra loro, si insinua la brava Kelly MacDonald. I secondi ruoli sono affidati a collaudati attori televisivi inglesi.

E proprio di Televisione si dovrebbe piuttosto dover parlare! Madden, infatti, usa un linguaggio, una tecnica e ritmi molto più televisivi che cinematografici. L’Arma dell’Inganno ha infatti ben pochi elementi sul piano cinematografico e sembra essere proprio un film Tv di lusso, prodotto dalla BBC, che procede in modo molto convenzionale e lentamente su binari previsti e prevedibili.

Un film che potrà essere “Buono” o “Discreto” a seconda della propensione televisiva o cinematografica del singolo spettatore. La vera domanda, semmai, è perché il film sia sugli schermi cinematografici, quando invece alcune vere pepite di cinema sono confinate solo sulle piattaforme.

data di pubblicazione:14/05/2022


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