da Antonio Jacolina | Nov 20, 2022
Una giovane coppia: Tyler (Nicholas Hoult) e l’amica dell’ultimo momento Margot (Anya Taylor-Joy) si imbarcano per una remota isola del Pacifico per cenare in un esclusivissimo ristorante dell’iperstellato chef Slowik (Ralph Fiennes). Con loro pochissimi altri selezionati commensali in lista d’attesa da mesi. Il menu e l’atmosfera claustrofobica riserveranno però delle sorprese …
Visto in anteprima alla recente Festa del Cinema di Roma, il film di Mylod è uscito giovedì scorso nelle nostre sale. Sale che, però, sembrano non riuscire a riprendersi dalla crisi in cui sono sprofondate. Tante e diverse la cause dell’inarrestabile disaffezione, di certo non ultima anche la scarsa qualità dei film finora in distribuzione.
The Menu ha, invece, tutti gli elementi per attrarre gli spettatori ed essere apprezzato. Il mondo della Haute Cuisine ha infatti avuto sempre discreto successo cinematografico, soprattutto negli ultimi anni, in parallelo con la crescente attenzione mediatica ed editoriale sull’arte culinaria, figlia e madre, al contempo, dei tanti reality televisivi e dei tanti chef stellati, star fra le star. Un successo tale da divenire un vero Genere Cinematografico a sé stante. Il mondo asettico e sofisticato degli chef e dei gourmet, con il noir, la black comedy, il thriller e l’horror. Cibo ed Orrore, si sposano bene al cinema, a partire dai film di Marco Ferreri e di Peter Greenaway.
In questo filone, il film di Mylod si pone come una brillante e sofisticata black comedy, permeata di ironia pungente, costruita su un’eccellente sceneggiatura, un ottimo ritmo, un buon montaggio, dialoghi eccellenti e buone performance attoriali, combinando abilmente satira umana, commedia, suspense e critica sociale in un susseguirsi di colpi di scena inaspettati ed una giusta dose adrenalinica di horror.
La trama narrativa, abilmente intrecciata, mette in scena da una parte l’Alta Cucina iperconcettuale, sofistica ed elitaria; dall’altra una Società iperbenestante, disposta a pagare 1250 dollari a persona per una cena, ammaliata dalla sola opportunità trendy, senza alcuna capacità critica di valutazione e di apprezzamento di ciò che potrà degustare. Un mortale contrasto tra l’apprezzare, gustare ed assaggiare ed il mero esserci stati. Un peccato da espiare!
Il regista sa affrontare abilmente e con brio i meccanismi del plot giocando con gli schemi dei vari generi, sostenuto, come detto, dalla buona sceneggiatura e da un cast di attori preciso nei vari ruoli e sottoruoli e capace di dare veridicità ad ognuno di essi. Spiccano su tutti: Ralph Fiennes eccellente ed inquietante, tanto psicolabile quanto creativo, capace di evidenziare le sfumature del carattere border line e risentito del suo personaggio tutto compresso fra il romantico idealista e l’autoritarismo folle; e, sull’altro versante, Anya Taylor-Joy bella e brava nella sua caratterizzazione dell’unica imprevista estranea al gruppo di convitati, tanto imperfetta quanto diretta ed astuta, unica capace di spiazzare l’animo dello Chef.
The Menu è un elegante divertimento fra commedia e thriller, tanto originale quanto sconcertante che piacerà agli appassionati del Genere e farà passare un paio d’ore accettabili agli altri spettatori con il brivido leggero di una cena incubo. Un film cui si potrà perdonare, come peccato veniale, un finale troppo semplice e prevedibile da lasciare un po’ insoddisfatti i palati dei cinefili e dei gourmet.
data di pubblicazione:20/11/2022
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da Antonio Jacolina | Nov 17, 2022
Nella Londra del secondo dopoguerra Ada Harris (Lesley Manville) si guadagna da vivere facendo la domestica ad ore. Dopo anni di speranze apprende di essere vedova di guerra e, per quanto con i piedi ben saldi nella realtà, è una sognatrice ottimista e vuole realizzare almeno un sogno:un abito di Dior! Risparmia e riesce ad andare a Parigi con la somma sufficiente per l’acquisto. La Maison Dior non è certo come un grande magazzino … eppure …
Tratto dai romanzi di successo di Paul Gallico il film diretto da Fabian, (presentato all’ultima Festa del Cinema si Roma), opta per una realizzazione dagli effetti facili: la simpatica protagonista è una donna di gran cuore, generosa ed ottimista che definitivamente vedova di guerra decide di concentrarsi sul vivere e sui suoi sogni. Si innamora di un abito di Dior ed ecco allora che una serie di fortunate coincidenze le consentono di andare a Parigi con un rotolo di sterline, pensando di poter comprare e portar via in giornata una creazione di Haute Couture. Piacevolmente charmant e superficiale il regista non fa particolari voli di bravura o di fantasia ed il film sembra divenire un’altra delle tante commedie piene di clichès sul fascino di Parigi. Per fortuna la realizzazione non è poi così banale né tantomeno è una cartolina illustrata e, pur non mancando qualche luogo comune, si stacca invece dalla possibile realtà ed i tanti sogni sembrano quasi realizzarsi. Il film prende così sempre più l’aspetto di una favola, anzi di favole nelle favole, in cui tutto sembra risolversi al meglio.
Un’apprezzabile piccola commedia rétro che fa tanto “buon vecchio cinema”, una favola per adulti che si segue con piacere per la gioia dei cuori ed anche degli occhi, davanti agli splendidi abiti e creazioni Dior. Una favola un po’ desueta ma tuttavia graziosa. Uno di quei piccoli gradevoli film che rassicurano soprattutto il proprio ben definito e limitato target di spettatori, ricordando loro che qualcosa di buono può sempre accadere.
Lo scenario, la sceneggiatura, i dialoghi, le location sono perfettamente come dovrebbero essere ed il tutto poggia sulla buona performance degli attori. Lesley Manville regge infatti tutto il film con il suo delicato carisma e la sua recitazione vivace. Accanto a lei a Parigi ci sono Lambert Wilson ed Isabelle Huppert bravi entrambi e poi anche un gruppo di giovani attori ed ottimi caratteristi tutti perfetti nei loro ruoli.
Insomma un film discreto, da vedere e poter gustare che però si scorda con la stessa facilità con cui lo si apprezza. Un film che visti i tempi difficili che stiamo attraversando offre allo spettatore un’apprezzabile boccata d’aria pura, di serenità, di ottimismo ed uno sguardo su un mondo ove tutto si risolve bene … di certo migliore di quello che ci attende fuori del cinema.
data di pubblicazione:17/11/2022
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da Antonio Jacolina | Nov 9, 2022
Tom (Edoardo Leo) laureato in lingue romanze, alleva vongole, deve avere il nulla osta della psicologa Lea (Miriam Leone) per riavere la patente … nel frattempo attorno a loro dilaga il Caos, sta per scoppiare la guerra con la Spagna e c’è di mezzo anche la Francia …
Che dire dei ben 130 minuti di questo coraggioso tentativo di fare un Action Movie all’Italiana visto in anteprima alla recente Festa del Cinema di Roma? Essere indulgenti e girarci attorno?
Diciamolo subito, a noi il film non è piaciuto, e, pur riflettendoci oggi, continua a non piacere del tutto (e lo spiegheremo tecnicamente). Escludendo ovviamente le recensioni fatte per mera piaggeria o cortigianeria o quelle che senza esprimere alcun parere, hanno solo allungato il brodo infilandoci che il regista ha inteso rappresentare il caos della nostra Società, la guerra, le minacce che incombono, il crescente degrado di convivenza civile, il crollo dei valori, gli istinti peggiori che trovano spazio nei momenti bui, i frustrati e repressi che aspettano di rivalersi … anche la Critica più seria non è stata, a tutt’oggi, generalmente molto positiva o accondiscendente verso il film.
Ma che dire veramente del film? Come mi è stato fatto notare: “è sicuramente da apprezzare il tentativo di trovare originalità e brio ad una storia in controtendenza con le solite trame dei film italiani su famiglie e disagi vari”. Siamo d’accordo, e conveniamo anche che certamente il tocco di Zanassi si conferma singolare e meritevole di attenzione. Ma basta?… No! ed ecco i ma …
L’idea fantapolitica è certo originale, coraggiosa ed attraente e sembrava promettere molto bene, guardando poi anche il ricco e qualificato cast gli spunti e sviluppi potevano essere veramente tanti. Ma peccato! Veramente peccato! Un’opportunità non pienamente sfruttata con il giusto respiro. Purtroppo una volta partiti occorre poi riuscire a sapersi mantenere all’altezza delle tante e belle aspettative generate e delle ambizioni. Il film che ne è risultato è infatti un film molto discontinuo con alcuni sicuri pregi ma anche con vari difetti e diverse, troppe imperfezioni!
La sceneggiatura in particolar modo è molto carente: dopo la bella intuizione avuta non riesce infatti a dare all’evoluzione narrativa contenuti che abbiano logica, sostanza, spessore e che reggano alla distanza. Ne consegue che la narrazione filmica si spezzetta, quasi da subito, in un insieme di accenni, in tanti, troppi, temi e spunti messi non sempre a fuoco. Le scene così si accumulano senza essere completate e spesso sono inutili, superflue, disturbanti e poco legate con la stessa vicenda pur nei sui tanti piani di lettura, intenzionali o sottintesi che siano. Il film è troppo lungo! gira talora a vuoto e le troppe ripetizioni lo appesantiscono impedendogli di prendere il volo e trovare la sua vera connotazione. Anche i bei momenti di cinema, che pur ci sono, vengono così opacizzati.
Implausibili e poco definiti sono poi pure i caratteri dei personaggi, troppi infatti i personaggi che si accavallano, si rubano la scena fra di loro, appaiono e scompaiono senza essenzialità ai fini narrativi. Gli effetti di questa carenza di scrittura e di indirizzo ricadono così sugli attori chiamati ad impersonarli. Peccato per Edoardo Leo, per Miriam Leone, per Giuseppe Battiston che ha veramente un bel ruolo (uno dei migliori) e per Stefano Fresi che invece è sacrificato in un personaggio non sviluppato a dovere.
Sicuramente Zanassi ha una sua personalità e non è un autore banale, ma questa volta si è forse troppo innamorato della sua bella idea e ci si è perso dentro. Va seguito ulteriormente.
data di pubblicazione:09/11/2022
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da Antonio Jacolina | Ott 21, 2022
(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)
Sylvie (Anouk Grinberg) tiene corsi di teatro per i carcerati e si sposa con Michel (Roschdy Zem)un detenuto prossimo al rilascio. Suo figlio Abel(Louis Garrel), giovane vedovo inconsolabile, è preoccupato per il matrimonio nonostante i tentativi dell’amica Clémence(Noémie Merlant)di tranquillizzarlo. Abel cercherà di proteggere la madre in ogni modo, ma gli sviluppi saranno del tutto imprevisti …
I Festival ci regalano anche belle sorprese. Chi avrebbe mai scommesso sul potenziale comico di un attore come Louis Garrel sempre così cerebrale o bel tenebroso dallo sguardo cupo? Ed ecco allora che il poliedrico attore ci svela un suo coté brillante di tutto rispetto.
Garrel, geniale nipote e figlio d’arte, attore, sceneggiatore e regista così talentuoso e di successo da potersi permettere il vezzo (come Truffaut con Antoine Doinet) di avere sempre nei suoi film un alter ego di nome Abel, è arrivato con questo lungometraggio, di cui è anche cosceneggiatore, alla sua quarta regia. E che regia! Il cineasta dimostra di saper abilmente attraversare tutti i generi: dalla cronaca familiare al film di rapina, al polar comico fino alla commedia romantica, con un incontestabile tocco di maestria e di gradevole furbizia regalandoci alla fine un film brillante da gustare con vero piacere. Sulla base di un soggetto insolito ma ben definito, passo dopo passo, demolisce tutti gli stereotipi dei generi e ci restituisce un film con umori, sapori, colori e tocchi un po’ rétro quasi da anni ‘70/’80. Un tutt’uno piacevolmente assortito sotto una falsa aria da poliziesco di provincia di serie B, con citazioni e rimandi che fanno la gioia dei cinefili che ricordano i noir francesi di quegli anni. Il tutto senza però mai prendersi troppo sul serio, ma con un risultato decisamente apprezzabile, incisivo ed anche divertente.
Alla base c’è, ovviamente, una sceneggiatura originale perfettamente oleata che scorre come un orologio svizzero e dei dialoghi, come è tipico dei film francesi, reali, autentici, intelligenti, ben articolati ed a tratti esilaranti, costruiti su misura dei personaggi. La messa in scena è tecnicamente perfetta e ricca di inventiva. Il ritmo poi è incalzante, senza mai un attimo di stanca.
La gradevolezza del film è dovuta anche ad un casting, forse non conosciutissimo in Italia, ma, di assoluto prim’ordine. I 4 protagonisti mostrano tutto il piacere di recitare e di sapere fare buon cinema. Garrel con nonchalance si permette di operare di conserva lasciando brillare gli altri che con magnetismo, irruenza e bravura rendono bene tutte le sfumature dei loro ruoli.
L’Innocent è, dunque, una tenera commedia ricca di humour, ben scritta, ben diretta e ben recitata. Un piccolo bijou di cinema che fa venire voglia di continuare a seguire con sempre più attenzione le vicende del suo attore/regista e magari gustare presto un suo altro lavoro.
data di pubblicazione:21/10/2022
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da Antonio Jacolina | Ott 19, 2022
(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)
Tom (Edoardo Leo) laureato in lingue romanze, alleva vongole, deve avere il nulla osta della psicologa Lea (Miriam Leone) per riavere la patente … nel frattempo attorno a loro dilaga il Caos, sta per scoppiare la guerra con la Spagna e c’è di mezzo anche la Francia …
Che dire dei ben 130 minuti di questo coraggioso tentativo di fare un Action Movie all’Italiana visto alcuni giorni fa alla Festa? Si possono fare recensioni di pancia, tecniche o miste escludendo ovviamente quelle fatte per mera piaggeria o cortigianeria, quindi, a quale tipo di recensione ricorrere?
Potremmo allungare il brodo ed infilarci che il regista nell’intenzione di rappresentare il caos della nostra Società, aggiunge la guerra, le minacce che incombono, il crescente degrado di convivenza civile, il crollo dei valori, gli istinti peggiori che trovano spazio nei momenti bui, i frustrati e repressi che aspettano di rivalersi …
Ma che dire veramente del film? Essere indulgenti e girarci attorno? Infierire? Forse provare a capire perché “… i set sono pieni, ma le sale restano vuote…”.
L’idea fantapolitica è originale, coraggiosa ed attraente e sembrava promettere bene, guardando poi anche il ricco e qualificato cast gli spunti e sviluppi potevano essere tanti. Peccato! Veramente peccato! Purtroppo una volta partiti occorre poi riuscire a saper essere all’altezza delle tante e belle aspettative generate.
Il film che ne è risultato è un film con diverse imperfezioni, anzi, con più difetti che pregi!
La sceneggiatura in particolar modo è carente: dopo la bella intuizione avuta non riesce infatti a dare contenuti all’evoluzione narrativa che abbiano sostanza, spessore e che reggano alla distanza. Ne consegue che la narrazione filmica si spezzetta, quasi da subito, in un insieme di accenni, in tanti, troppi, temi e spunti messi non sempre a fuoco. Le scene così si accumulano senza essere completate e spesso sono inutili, superflue, disturbanti e poco legate con la stessa vicenda pur nei sui tanti piani di lettura intenzionali o sottintesi che siano. Il film è troppo lungo, gira a vuoto e le troppe ripetizioni lo appesantiscono impedendogli di prendere il volo e trovare la sua connotazione. Anche i bei momenti di cinema, che pur ci sono, vengono così opacizzati.
Implausibili e poco definiti sono poi pure i personaggi, troppi i personaggi che si accavallano. Gli effetti di questa carenza di scrittura e di guida ed indirizzo ricade poi sugli attori chiamati ad impersonarli. Peccato per Edoardo Leo, per Miriam Leone, per Giuseppe Battiston che ha veramente un bel ruolo (uno dei migliori) e per Stefano Fresi che invece è sacrificato in un personaggio non sviluppato a dovere.
data di pubblicazione:19/10/2022
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