da Giulio Luciani | Ott 23, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Prospettive Italia)
Documentario dolceamaro, coraggioso e poetico. È il bellissimo lungometraggio d’esordio di Bartolomeo Pampaloni che, con un budget inesistente e una sensibilità fuori dal comune, ci fa immergere senza censure nel mondo nascosto di chi si trova a vivere, dormire e morire nella stazione romana. L’idea, già di per sé molto curiosa, è stata sviluppata attraverso una narrazione coerente e originale, accompagnando i quattro protagonisti in un delicato processo di racconto di sé davanti alla telecamera che commuove nel profondo. Pampaloni dimostra una notevole padronanza del mezzo tecnico e del linguaggio artistico, attraverso inquadrature inedite e una fotografia che si imprime nella memoria visiva dello spettatore. Si esce dal film cresciuti e più maturi, con la voglia matta di soffermarci a guardare chi vive sui marciapiedi, di dare loro voce, umanità.
data di pubblicazione 23/10/2014
da Giulio Luciani | Ott 20, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Gala)
Gianni Di Gregorio ha regalato al pubblico del festival capitolino una nuova bella commedia, non così distante, per l’insieme di brio, leggerezza e intelligenza, dal suo esordio alla regia con Pranzo di Ferragosto. La commedia (all’) italiana forse non è morta o, quantomeno, può rinascere, se si combinano una costruzione genuina dei personaggi e una narrazione direttamente tratta dal quotidiano, che fa sorridere senza per forza sfociare nella macchietta o nel volgare. La Roma rionale di Trastevere e Monti, sempre generosamente dipinta da Di Gregorio, viene contrapposta ai gelidi palazzoni fuori dal raccordo anulare, finendo col constatare che l’efficienza nel pubblico impiego rimane, al di là del quartiere, una bella chimera. Perché in fondo siamo tutti buoni a nulla e lo sappiamo, anche se non ci piace sentircelo dire.
data di pubblicazione 20/10/2014
da Giulio Luciani | Ott 20, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Gala)
Opera prima di Andrea Di Stefano che, dismessi i panni d’attore, passa dietro l’obiettivo per dirigere la furia di Benicio Del Toro nel ruolo del celebre narcotrafficante colombiano Pablo Escobar. Adrenalinico e non scontato: il film funziona e non soltanto per l’interpretazione da Oscar del protagonista, ma perché intreccia a regola d’arte i momenti cruciali della biografia del Patron con l’elemento di fiction e azione. Abbastanza bravo anche il giovane Josh Hutcherson.Senza strafare, Escobar: paradise lost intrattiene con originalità e centra l’obiettivo.
data di pubblicazione 20/10/2014
da Giulio Luciani | Ott 19, 2014
(Festival Internazionale del film di Roma 2014 – Gala)
Il film racconta con un andamento e una forma piuttosto classici e lineari l’inferno dell’Alzheimer vissuto da Alice Howland (Julianne Moore), professoressa universitaria di linguistica e madre di tre figli. Punti di forza sono un paio di scelte intelligenti nel racconto, come lo stridente accostamento di una malattia che disintegra le capacità mnemoniche e cognitive proprio con una donna che sullo studio delle parole e del linguaggio ha costruito la propria vita e la propria carriera. Convincente oltre le aspettative l’interpretazione della figlia minore di Alice (Kristen Stewart). Sempre impeccabile Julianne Moore, ma l’intero film, seppur ben realizzato, toccante e ambizioso, risente dei limiti di una sceneggiatura non così brillante. Nonostante ciò, l’immedesimazione dello spettatore nella protagonista è inevitabile, perché il dramma è vissuto direttamente dalla sua prospettiva. Il finale è ben riuscito e mette meglio a fuoco le emozioni vere, svelandoci in quanti modi diversi e inaspettati si manifesta l’amore di chi ci circonda.
data di pubblicazione 19/10/2014
da Giulio Luciani | Ott 1, 2014
(Festival di Cannes 2014 – Un Certain Regard)
Angélique è una sessantenne eternamente ragazza, ribelle nei confronti del tempo che la fa invecchiare e refrattaria a qualsiasi vincolo e legame che possa soffocarla. Il suo stile di vita potrebbe mettersi interamente in discussione quando uno dei clienti più affezionati del night club dove lei lavora intrattenendo uomini di tutte le età, le chiede di sposarlo. Così l’attempata party girl, ricoperta di bigiotteria e vezzosa come un’adolescente consumata, si riappropria del suo ruolo (dimenticato) di madre di quattro figli e si prepara a pronunciare il temuto sì all’uomo che sembra dimostrarle un amore generoso e incondizionato. Il finale cupo, già preannunciato da alcuni campanelli d’allarme, lascia un alone di mistero e un senso di irrisolto nel ritratto della protagonista, creatura inafferrabile e ammaliante. Una favola amara, soltanto abbozzata, che senza troppe pretese e senza analisi profonde porta in scena il conflitto tra ciò che irrimediabilmente siamo e quello che potremmo, vorremmo, dovremmo essere.
data di pubblicazione 1/10/2014
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