CAFÈ SOCIETY di Woody Allen, 2016
La condanna dei numeri uno, dei primi della classe, e sfido chiunque a non considerare Woody tra questi, è il fatto che tutti abbiano delle aspettative molto elevate su tutto ciò che questi numeri uno producono o debbano produrre, e quindi, se entrando in un cinema e vedendo l’ultimo film di Woody Allen, non si assiste a quel capolavoro che ci si aspetta (sarebbe da definire, poi, aprioristicamente, ciò che abbia rango per una simile definizione), ecco che si intasano i social network con frasi alludenti alla “delusione Woody”, “è sempre lo stesso gioco e la stessa cosa” etc etc senza ovviamente argomentare e guardare davvero il film.
“Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo giorno e un giorno ci azzeccherai” afferma la mamma del protagonista. “Peccato che noi ebrei non abbiamo un’aldilà…avremmo molti più clienti”. Sempre il solito Woody!Sempre le solite battute piene di humour, sempre riprese impeccabili, così come perfette scelte di attori (Steve Carrell I love you!, ndr), costumi, ambientazioni, la musica, il jazz.! Il tutto condito con il già abusato amore per New York in contrapposizione ad Hollywood, e l’amore puro e vero che non vince ma che, come nel migliore cliché per il club degli ultimi dei romantici a cui la sottoscritta appartiene, anche se si sono fatte scelte più ciniche e realistiche, passa e si declina attraverso lo sguardo smarrito e nostalgico dei due protagonisti lontani, fermi nel tempo e nello spazio mentre intorno accade il frastuono di due feste di Capodanno.
Un finale di una levità e dolcezza straordinaria. Ebbene, se anche voi volete dire basta a tutta questa bellezza, che ha stampato un sorriso ebete e sognate sul volto della spettatrice che vi scrive, ecco, allora non andate a vedere l’ennesimo film di Woody Allen fatto così bene. Regalatevi un brutto film ma che abbia il carattere dell’unicità, dell’originalità a tutti i costi assurta ormai a valore assoluto, anche nel campo dell’estetica: i cinema ne sono pieni.
data di pubblicazione: 02/10/2016
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