IO SONO INGRID – Ingrid Bergman: In her own words

IO SONO INGRID – Ingrid Bergman: In her own words

Il 19 e 20 ottobre sarà possibile vedere in sala il documentario di ben 114 minuti – la sintesi ultimamente non è in voga, o mancano i montatori dal carattere di ferro ? – Io sono Ingrid, fortemente voluto da Isabella Rossellini per omaggiare la figura della madre e girato dal regista svedese Stig Bjorkman.

Nel centenario della nascita ci voleva un film che mostrasse il dietro le quinte di questa artista forte e determinata.

Il regista stesso racconta di aver conosciuto meglio la grande attrice, studiando la particolare documentazione fornita dai figli. Anche il pubblico si troverà a svelare, dopo aver visto questo interessante film distribuito dalla prestigiosa BIM, una Ingrid diversa dalla nota e degna di molta stima.

Dai biopic sappiamo che numerosi grandi attori hanno alle spalle un’infanzia tormentata; non sfugge a questa sofferenza neppure la vita della Bergman, bambina presto orfana di madre e adolescente anche dell’amato padre, che l’aveva indirizzata alla passione per le fotografie e per i video amatoriali.

Con grande soddisfazione molta parte della pellicola contiene proprio i documenti di vita familiare girati dalla diva – mamma.

Si presenta ai nostri occhi uno spaccato di vita dell’epoca stimolante anche per i personaggi coinvolti. Un buon nucleo vede la presenza del grande Roberto Rossellini in atteggiamenti molto affettuosi verso la sua prole.

Seguire la volitiva donna nelle sue coraggiose scelte e godere delle immagini da lei stessa girate fa percepire il doppio prezioso livello che il regista è riuscito a dare: l’allora che torna presente con tutta la sua forza prorompente e il senno di poi che contempla con occhio distaccato, ma sempre attento, una vita e una storia densa di eventi coinvolgenti e anche complicati.

Si ascoltano con interesse le interviste rese mai banali dalle forti ma misurate frasi dell’attrice. Piacevole l’intercalare delle testimonianze di chi l’ha conosciuta, visi e parole riempiono lo schermo di affetto, dolore, ma soprattutto tanta passione.

Se ne consiglia la visione a cinefili, fan della diva, romantici e appassionati del recente passato: tutti troveranno spunti per gradire la ricca opera.

data di pubblicazione 17/10/2015


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MONSTER HUNT di James Vanderbilt (Festa Cinema di Roma 2015- Selezione Ufficiale)

MONSTER HUNT di James Vanderbilt (Festa Cinema di Roma 2015- Selezione Ufficiale)

Monster Hunt ha ottenuto un immenso successo in Cina e certamente a ragione. Con una fotografia ammaliante, dagli sgargianti colori, ci immette in un mondo di fantasia popolato di simpatici mostri non troppo cattivi.

L’eroe è zoppo e all’inizio forse anche un po’ tonto, ma sappiamo che è stato scelto dalla sua comunità come sindaco; ammirabile questo far emergere l’imperfezione e l’amore che nasce da un contrasto.

La ragazza è piena di doti maschili e si vanta della sua aggressività mettendola in atto in tutte le situazioni con spavalderia e furbizia.

Ruoli rovesciati, dunque, ma evoluzione dei personaggi e tanto divertimento.

Il mostriciattolo da salvare, con simpatiche smorfiette da neonato, farà da trait d’union tra i due mondi che si odiano a vicenda

Politicamente corretto, visivamente appagante il connubio tra gli attori in carne ed ossa e i mostri, adatto a tutte le età; da sottolineare la figura del samurai,  venale cattura mostri, anch’esso redento.

data di pubblicazione 17/10/2015








LIFE di Anton Corbijn, 2015

LIFE di Anton Corbijn, 2015

Anton Corbijn si cimenta in una storia intimista che vede come interpreti nientemeno che Dennis Stock, il grande fotografo della Magnum, e James Dean in un momento fulcro della loro vita professionale, quando entrambi sanno di valere, ma non sono ancora pienamente apprezzati dagli altri. La storia ci racconta che ciascuno di loro, consapevole della propria abilità, pensa che farà la fortuna dell’altro.

Dennis Stock, magnificamente interpretato da Robert Pattinson, sa di conoscere il proprio mestiere, mentre è incerto e frenato da problemi economici e da una vita familiare alquanto incerta.

Separato dalla moglie, che lo disprezza perché non trova il tempo di dedicarsi al figlio, si barcamena tra servizi fotografici sui set, alla ricerca di una dimensione artistica che James Dean sa nel profondo di avere già trovato.

È l’incontro di due ambiziosi giovani uomini alla ricerca del riconoscimento professionale l’uno dell’altro. Durante il viaggio intrapreso per portare a termine il servizio fotografico commissionato dalla prestigiosa rivistaLife – il titolo del film gioca sul doppio senso del significato life-vita –

andranno oltre questo iniziale intendimento. Si riconosceranno come entrambi orfani di uno dei due genitori e cominceranno ad aprirsi l’uno all’altro, trovando ambedue uno spunto per cambiare.

Corbijn ha vinto la scommessa di farci entrare nella realtà di quell’epoca di trasformazione e contemporaneamente di mostrarci le foto in bianco e nero di Stock (si vede anche la famosa foto di Marlon Brando vestito da Napoleone): dal punto di vista fotografico, nonostante il film sia girato in digitale, è gratificante poter quasi toccare con mano la consistenza della pellicola. L’amore di Corbijn per il suo mestiere di fotografo l’ha senz’altro favorito nelle scelte tecniche e registiche, con qualche insistenza forse eccessiva per le scene in camera oscura, quando Dennis vi si ritira per sviluppare il suo servizio.

Nonostante il film non voglia essere un biopic sulla figura del mito James Dean, che anzi lo segue e lo ritrae nella sua vita privata e fa conoscere al pubblico lati sconosciuti del grande attore, tuttavia il pur convincente Dane DeHaan sembra non essere riuscito perfettamente a scrollarsi dalle spalle il mito e appare frenato nella sua interpretazione; si pensi alla bravura di Michelle Williams alle prese coll’intramontabile Marilyn Monroe.

Due settimane del 1955, anno stesso della morte di James Dean, cruciali per i due protagonisti e visivamente godibili per il pubblico; il tema della crescita personale aggiunge interesse alla pellicola.

data di pubblicazione 07/10/2015


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ISONZO PATRIMONIO DELL’UMANITA’

ISONZO PATRIMONIO DELL’UMANITA’

Dopo il CONCORSO SCUOLE CLUB UNESCO è stato pubblicato il libro Isonzo teatro di guerra che contiene la riproduzione dei disegni, plastici e poster fatti dagli alunni e anche delle lettere e poesie del 1915 che li hanno ispirati; in copertina il significativo disegno che riproduce il fiume col ponte spezzato.

Nell’introduzione Marina Cerne, vicepresidente della sezione di Gorizia del Club UNESCO, ben descrive i materiali studiati dagli alunni per i loro elaborati:

“Disegni di fantasie lontane, fotografie recenti eseguite in luoghi simbolici, vecchie immagini ripescate nei cassetti di casa ….  E poi le lettere: conservate per cent’anni dalle famiglie attente depositarie di archivi storici…Fotografie di uomini in divisa impettiti: forse la foto fatta per la fidanzata o la moglie al momento del richiamo alle armi, con la divisa ben stirata e le mostrine in vista.  Copie di lettere dolci, talvolta sgrammaticate conservate per cent’anni – sottolineo: cent’anni – che raccontano tanto affetto, amore, preoccupazione, nostalgia, talvolta spirito di sacrificio, abnegazione ed eroismo, venute alla luce e tornate a vivere e parlare grazie alla ricerca di questi bambini e ragazzi, nipoti e bis- e tris- nipoti. Che così forse hanno riscoperto una parte delle loro radici, della storia drammatica, difficile e pervicace delle loro famiglie, ancorate in questa nostra terra, – valorizzandone la memoria”.

Con determinazione Marina Cerne persegue l’idea di far rientrare l’Isonzo tra i siti del patrimonio dell’umanità.

La sacralità dell’Isonzo è ispirata dalle bellezze naturali e dalle battaglie succedutesi che hanno sparso il sangue di oltre 300.000 soldati italiani e austroungarici durante la prima guerra mondiale.

Il fiume è stato infatti teatro delle maggiori operazioni militari sul fronte italiano dal 1915 al 1917: delle ben dodici sanguinose battaglie dell’Isonzo.

Il tesoro immenso di sensazioni dei ragazzi, di cui il libro è documentazione, sono il ricco substrato della memoria che si tramanda tra generazioni. In una società dell’effimero come la nostra, esistono ancora insegnanti e istituzioni che stimolano la curiosità dei giovani e i ricordi degli anziani.

Queste testimonianze dell’oggi focalizzate con attenzione e amore, estraendo non solo le espressioni più originali, ma anche le ripetitive, in quanto significative di sensazioni condivise, hanno cercato e trovato il legame tra generazioni e partorito una forte presa di coscienza contro tutte le guerre.

L’Isonzo è un simbolo così profondo e una realtà così vasta da non poter essere confinata alla sola provincia di Gorizia: fa parte della storia di tutti noi.

data di pubblicazione 05/10/2015

DA EBLA AI NOSTRI GIORNI, IL SEME DELLA MEMORIA Incontro artistico tra tavolette cuneiformi e documenti archivistici

DA EBLA AI NOSTRI GIORNI, IL SEME DELLA MEMORIA Incontro artistico tra tavolette cuneiformi e documenti archivistici

La Librària di Palazzo Altieri, col suo maestoso salone, ci ha viziati con istallazioni artistiche sempre degne di nota, ma questa volta si prende l’avvio dal vissuto della stessa padrona di casa, Federica di Napoli Rampolla, che per ben dieci anni si è recata in passato periodicamente ad Ebla, a lavorare con Paolo Matthiae, che ha diretto la missione archeologica italiana di questo importante sito.

Dopo i recenti sconcertanti avvenimenti che mettono in pericolo la cultura dell’umanità, il pensiero della restauratrice non poteva non andare a quegli anni e alle migliaia di documenti sottratti alla terra.

La sua istallazione ha la forza dell’amore e la potenza dell’immaginario: tavolette da lei stessa elaborate nei caldi colori dell’argilla, si insinuano tra i documenti dell’Archivio Altieri dando una nuova mitologica vita all’ambiente.

L’artista stessa racconta che infondo gli elenchi di vettovaglie o di stoffe o i pagamenti in baratto si assomigliano in tutti i documenti, a qualsiasi epoca appartengano, e questo crea un ponte tra la civiltà di uno stato di 2350 anni avanti Cristo, Ebla appunto, e l’archivio della nobile famiglia, dove si rintracciano carte che, nel ‘600, per esempio, documentano il pagamento di artisti con polli o vino.

Da qui anche l’aggancio con le Giornate Europee del Patrimonio che quest’anno sono correlate con l’EXPO al tema del cibo: il cibo è sempre stato una ricchezza e come tale anche conteso tra popoli.

Il seme della memoria, si può ben dire, germoglia e porta linfa vitale al fortunato pubblico presente.