ANYWHERE ANYTIME di Milad Tangshir, 2024

La scritta Anywhere anytime spicca sul contenitore giallo che Issa porta sulle spalle mentre cerca di sopravvivere facendo il rider per le strade di Torino. Nonostante sia da sei anni in Italia è ancora un immigrato clandestino.

Issa è solo e possiede un cellulare con cui comunica con la sua famiglia in Senegal, a cui cerca di inviare soldi appena può. Dorme e mangia presso i locali della Caritas. Ogni suo giorno è una lotta per la sopravvivenza in una città italiana come tante che sembra non volerlo accogliere, tranne che in rari momenti di inaspettata umanità. Ma lui, chiuso nella sua cupezza con uno sguardo che racconta la sua storia, vuole solo lavorare per inviare i soldi a sua madre. Dopo essere stato licenziato ai mercati generali perché sprovvisto del permesso di soggiorno, chiede aiuto a Mario, un suo conterraneo che lavora nelle cucine di un ristorante. Questi gli fa comperare una bicicletta usata, gli regala lo zaino giallo indispensabile per il trasporto su due ruote e gli presta per il weekend il suo smartphone così che possa ricevere le prime chiamate. L’indomani Issa comincia a correre sulla sua bici, fa le sue prime consegne e torna presso i locali della Caritas stanco ma fiero della sua prima giornata di lavoro. Così invita una ragazza, che dorme nel container accanto al suo, a fare un giro serale per Torino con lui in bici. Sembra l’inizio di una vita vera. L’indomani, dopo una consegna, la bici gli viene rubata. Issa vede il ladro e lo rincorre. Ma è solo l’inizio della sua odissea per tornare in possesso di quel mezzo per lui indispensabile.

La sceneggiatura, declinata nel mondo attuale, di questo bellissimo esordio alla regia dell’iraniano Milad Tangshir, ricorda Ladri di biciclette di De Sica, Premio Oscar nel 1950. Nel 2019 fu il grande Ken Loach con Sorry me missed you, dal titolo emblematico proprio come Anywhere anytime, ad affrontare il tema degli “schiavi del nuovo millennio” che svolgono lavori usuranti e senza tutele, simbolo di uno sfruttamento che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi. Ma nonostante le affinità citate, il film di Milad Tangshir vive di vita propria e ci catapulta in una storia dura, di grande effetto ed impatto emotivo, che deflagra nel nostro stomaco sino a farci sentire piccini per la nostra reiterata cecità. Assistiamo alla disperazione di questo ragazzo che non ha nulla e che lotta per sopravvivere in un mondo estraneo e fondamentalmente ostile. Issa è l’emblema dell’invisibilità, eppure la sua vita come quella di tantissimi immigrati è sotto i nostri occhi, tutti i giorni. L’attore non professionista Ibrahima Sambou è il protagonista di questa storia che passa attraverso il suo corpo, il suo sguardo, le sue corse disperate, le sue rinunce e i suoi sforzi per poi dover drammaticamente ricominciare sempre tutto da capo. Assolutamente da non perdere.

data di pubblicazione:19/09/2024


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