(Teatro romano di Ferento – Viterbo, 22 giugno 2019 e in tournée)
La tragedia greca ripresa con taglio essenziale e originale all’insegna di un rigore stilistico ineccepibile e in una stupenda cornice ambientale.
Una cornice d’eccezione per il via virtuale della stagione estiva del teatro di Ferento che abbinerà momenti alti a pause di intrattenimento (Maurizio Battista). Un’ora di spettacolo come summa emozionale di un anno di lavoro con una compagnia mista di normodotati e disabili inseriti disinvoltamente in un contesto collettivo omogeneo. Evidentemente solo un teatro che non ha interessi commerciali può permettersi di esibire in scena qualcosa come 22 attori. Chiamati a esprimersi con un testo impegnativo ma scarnificato dal lavoro dei registi. Una scarnificazione che non è semplificazione ma interpretazione e scelta. Richiamandosi a una frase di Carmelo Bene, al dovere del tradimento del testo, Manganiello e Palumbo vanno alla caccia delle radici essenziali della tragedia. Significativamente lo spettacolo è stato introdotto da una lectio magistralis di Manganiello che in fondo è stato un atto di accusa nei confronti del teatro contemporaneo, specchio della borghesia, secondo una constatazione già di Pasolini, prima dello sboccio della sua fluente produzione teatrale controcorrente del poeta di Casarsa. Il testo è metabolizzato e quasi ininfluente in questo rinnovato Antigone. Non più di 40 battute totali perché il movimento scenico, l’interazione dei corpi, un corposo sottofondo musicale nella suggestione del tramonto, sono gli ingredienti primari di una combinazione insieme essenziale e affascinante. Non bisogna dimenticare che lo spettacolo a offerta libera devolveva l’incasso all’Associazione Campo delle Rose che si propone di sviluppare una cultura accogliente e inclusiva in favore delle persone con disabilità. Parallelamente si dimostrata inclusiva e accogliente la proposta che ha avuto il patrocinio del Lions Club di Viterbo e ha dovuto superare il vaglio di numerose adempienze burocratiche legate ai vincoli ambientali. Nella filosofia di questa proposta il teatro è rito più che mito. Gli attori, un ensemble affiatato, si spogliano per un’ora dei panni umani per entrare nella parte di archetipi lontani secoli ma ancora tremendamente attuali.
data di pubblicazione:25/06/2019
Il nostro voto:
0 commenti