con Giada Prandi, regia di Renato Chiocca
(Teatro Cometa OFF – Roma, 27 febbraio/3 marzo 2024)
Torna anche quest’anno in cartellone al Cometa OFF la celebre tragicommedia firmata dal compianto Annibale Ruccello per la regia di Renato Chiocca. Giada Prandi è Anna Cappelli, l’impiegata comunale ossessionata dal bisogno di possedere le cose, anche l’amore. (foto di Umbi Meschini)
Per Anna Cappelli tutto, anche l’amore, ha un valore materiale. È determinata a ottenere ciò che desidera, dovesse anche rinunciare alla reputazione o perfino al matrimonio. Tanto è solo un contratto. Così poco vale se per andare ad abitare con il ragioniere Tonino Scarpa deve rinunciare a sposarsi e accettare la convivenza che lui le propone. Nessuno scandalo oggi, certo. Ma non nell’Italia degli anni ’60, in cui Annibale Ruccello ambienta il monologo scritto nel 1986 (lo stesso anno della morte del drammaturgo stabiese, scomparso a soli trent’anni nel tragico incidente sulla strada che da Roma lo riportava a Napoli).
Se tutto si riduce a cosa da possedere, allora anche lei diventa un oggetto tra gli oggetti. Una bambola, di tutto punto vestita e accessoriata (nel meraviglioso costume dell’epoca realizzato da Anna Coluccia), riposta nella scatola immaginata per lei dal regista Renato Chiocca. Da questo spazio cubico, appena tracciato in un perimetro nel vuoto della scena costruita da Massimo Palumbo, prende forma il dramma.
Per Anna le giornate sono tutte uguali. Scorrono monotone tra le scartoffie impolverate e i timbri dell’ufficio comunale di Latina. Vive ospite a casa della signora Tavernini, di cui odia i gatti e il nauseante odore di pesce bollito che esce dalla cucina. Non sopporta il fatto che i genitori abbiano dato la sua vecchia cameretta alla sorella Giuliana. Dopotutto quella stanza le appartiene, anche se non abita più con loro. Il riscatto sembra arrivare quando il ragionier Scarpa le chiede di andare a convivere, e lei accetta attratta, più che dall’amore, per il fatto che Tonino ha una casa di proprietà con dodici stanze. Ma anche questo le verrà tolto e allora la disperazione si tradurrà in un gesto folle.
Ogni volta che qualcosa le sta per essere portata via, nei sui occhi guizza una scintilla di rabbia e isteria. L’apparente ordine di cui si circonda è presto rovinato dal disordine che la abita. Eccezionale Giada Prandi a sottolineare nella recitazione questo forte contrasto tra armonia esteriore e rancore sopito. Abilissima nell’anticipare le parole del testo con gli occhi, sbarrati e sempre attenti alla lucida follia che la divora. Una recita solo in apparenza leggera, ma profondamente espressiva, piena di vibrante energia, come il personaggio che interpreta. Le luci di Gianluca Cappelletti e le musiche originali di Stefano Switala completano il lavoro di una squadra che si distingue per il perfetto equilibrio dei ruoli. Lo spettacolo non può che guadagnarne in limpidezza e comprensibilità.
data di pubblicazione:02/03/2024
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