(FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 13ma Edizione, 18/28 ottobre 2018)
Durante uno dei suoi frequenti viaggi di lavoro, un fotografo olandese fissa con la sua macchina fotografica l’immagine di una bambina con il suo aquilone, sola in una strada buia di Taipei. Tornato a casa quella foto, più di ogni altra, evocherà in lui un’infanzia oramai lontana e stimolerà, nel presente, una maggiore presa di coscienza di sé e della solitudine che lo circonda.
Dopo aver visto questo ultimo film del regista olandese David Verbeek ci si chiede spontaneamente se la fotografia fissi solo l’immagine che rappresenta o se si debba andare oltre per esplorare tutto un universo che essa stessa racchiude, davanti e dietro l’obiettivo. Forse quello scatto non è altro che quel minuscolo buco nero, quella particella microscopica che racchiude però in sé la massa di tutto l’universo: un nanosecondo che concentra il passato e il futuro e in buona sostanza tutta l’eternità. La foto della bambina con il suo aquilone fa sì che la sua giovane vita possa intrecciarsi con quella del fotografo e non solo nell’istante preciso in cui viene realizzata; la piccola, divenuta adulta, trova nell’abbandono del suo migliore amico la forza di reagire e di costruirsi una propria esistenza, mentre il giovane sembra vagare ancora tra un posto e l’altro del globo terrestre per trovare una propria identità. In un momento di totale alienazione, troverà finalmente il modo per interrogarsi e cercare una spiegazione del perché la vita lo rende triste, solo e incapace di realizzare i sogni e le aspirazioni proprie della sua infanzia.
Il regista David Verbeek, che nel film interpreta praticamente se stesso, ci mostra un mondo delicato ma nello stesso tempo freddo, dove non vi è spazio per il sentimento e per la comunicazione interpersonale. Ecco quindi che per lui la fotografia non è altro che l’espressione di una ricerca sociale stratificata, parole che per chi gli sta accanto risultano intrise del nulla ma che per lui sono l’essenza propria del suo esistere. Il montaggio della pellicola permette che le sequenze temporali si sovrappongano proprio per sottolineare il fatto che ognuno è sospeso nel tempo in una dimensione indefinita.
Il film, decisamente ben riuscito, si lascia seguire con interesse, stimolando nello spettatore vari interrogativi sulla propria realizzazione personale e rappresentando un vero e proprio pretesto per mettersi in discussione, e per cercare ancora una volta il posto adatto dove approdare.
data di pubblicazione:20/10/2018
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