(Immagine tratta dal film Ad Vitam- Netflix)
Franck e la moglie Léo sono due agenti speciali del GIGN. Decidono di avere un figlio, incoraggiati dai colleghi del gruppo, che per loro costituiscono già una famiglia. Coinvolti in un losco affare di Stato, i due rischiano la vita. E soprattutto, vengono separati l’uno dall’altra: lei rapita, lui ricercato per un omicidio che non ha commesso.
È un film d’azione, ma à la française. Non mancano gli “effetti speciali”, dalla motocicletta lanciata in una folle corsa al volo col parapendio, passando attraverso le acrobazie del parkour sui tetti di Parigi. Né si fanno attendere sparatorie ed inseguimenti su strada. E complotti e sotterfugi ad ogni angolo. Il tocco francese è dato piuttosto da una certa malinconia, che sfiora l’anima. Quel mal de vivre che, nonostante un dinamismo spesso senza pause o freni, non risparmia nessuno. Per ragioni diverse.
Così, man mano che il protagonista – braccato – ascende ai cieli sopra Versailles o volteggia tra i comignoli delle case, noi spettatori ci caliamo nel profondo delle emozioni tra le più oscure. Perdere un amico, sentire il peso di una colpa senza rimedio, guardare negli occhi il bambino cui è stato sottratto il padre. E ancora, andare via – per non farvi ritorno – dal luogo cui sentivamo di appartenere. Che non ci vuole più, e ci respinge. Ormai a noi estraneo. Tutto questo lo “viviamo”, lo sentiamo, insieme a lui, il protagonista della storia. Eroe ed antieroe insieme, interpretato dall’ottimo Guillaume Canet, perfetto tanto nel ruolo del “duro” (come da manuale) quanto in quello di compagno premuroso e tenerissimo padre. Apprezzabile anche la prova di Stéphane Caillard, nel ruolo di Léo, coraggiosa con naturalezza, ora nella lotta ora nella resistenza. Ad vitam. Per la vita.
data di pubblicazione:12/01/2025
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