ABRACADABRA di Pablo Berger, 2017 – Selezione Ufficiale

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Titolo emblematico per una pellicola ad alto tasso di follia, in cui una casalinga trascurata, un marito insensibile e dai modi bruschi, un cugino particolarmente galante e l’ipnosi si incontrano tra le vie periferiche di Madrid, dando origine ad una commedia esilarante, dal finale un po’ prevedibile.

 

Carmen, per andare al matrimonio della cugina, vuole essere particolarmente originale e copia da una nota rivista di gossip l’acconciatura di Madonna, ma il marito Carlos non ne vuole sapere di arrivare in orario: è più importante la finale di coppa del Real Madrid e… non è il solo a pensarla così! Durante il ricevimento, per pura e semplice goliardia, Carlos si sottopone ad un amatoriale esperimento di ipnotismo proposto a tutti gli invitati dal cugino di Carmen, da sempre suo fedele corteggiatore. È un modo come un altro per ridicolizzare quell’uomo che osa mettere gli occhi sulla sua donna, anche se lui da anni non prova più per lei alcun interesse. Ma qualcosa durante l’esperimento, apparentemente mal riuscito, sembra essere accaduto e Carlos da quel momento non sarà più lo stesso.

Si ride molto durante la proiezione di questa folle commedia di Pablo Berger, giovane regista spagnolo che nel 2014 rappresentò la Spagna agli Oscar con Blancanieves nella categoria Miglior film straniero. È quasi impossibile non pensare quanto lo stile e la filmografia di Almodóvar abbiano potuto influenzare giovani registi come Berger, che riesce con Abracadabra, in chiave ovviamente grottesca, a raccontare una storia di reincarnazione alquanto surreale, che appassiona senza grossi cali di attenzione. Peccato solo che sul finale la storia perda corpo e la soluzione a tutto ciò che il regista ha messo in scena sia un po’ banale e non all’altezza del corpo centrale del film.

data di pubblicazione:28/10/2017







1 commento

  1. Concordo con la recensione: film nel complesso ben costruito, cast sempre all’altezza e citazioni cinematografiche sparse (da Arancia Meccanica a Taxi Driver) che, riproposte in chiave grottesca, creano un curioso effetto di straniamento. Forse nel finale Berger perde un po’ di incisività, ma “Abracadabra” resta un film “da vedere”!

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