(FESTA DEL CINEMA DI ROMA – Alice nella città, 17/27 ottobre 2019)
Lola, il secondo lungometraggio del regista belga Laurent Micheli, apre nell’ambito della Festa del Cinema di Roma il concorso di Alice nella città, kermesse dedicata al dialogo con le nuove generazioni. Intenso nella sua semplicità, il film affronta le difficoltà che un padre e una figlia devono affrontare per tentare di accorciare le distanze che impediscono ad entrambi una civile convivenza.
Lola vive in una casa famiglia e divide la sua stanza con “l’arabo” Samir: lei solitaria e silenziosa, lui solare ed accogliente, entrambi con disagi familiari sulle loro giovani spalle. La morte della madre costringe la ragazza ad incontrare suo padre, uomo ruvido e rancoroso che due anni prima, quando Lola era ancora Lionel, l’aveva cacciata di casa a causa dei suoi comportamenti stravaganti. La decisione del genitore di non informarla per tempo della cerimonia funebre allo scopo di evitare ulteriori disagi, scatena una reazione rabbiosa nella ragazza che decide di rubare l’urna contenente le ceneri della madre: questo gesto porterà padre e figlia ad intraprendere un viaggio per raggiungere la villetta di famiglia sul mare, dove Lionel-Lola era cresciuto tra mille sofferenze, per esaudire il desiderio della defunta di disperdere lì le sue ceneri.
Il film affronta la tematica transgender in maniera non certo originale, ma da classico road movie, legando il viaggio reale per esaudire l’ultimo desiderio di una persona cara che non c’è più, a quello interiore di accettazione della diversità da parte di un genitore che rifiuta l’idea di non avere più un figlio ma una figlia, in uno scontro-incontro che porterà due mondi lontani ad avvicinarsi.
Ciò nonostante il film è lieve, intenso, facendo emergere qua e là, tra l’ottusità di un certo tessuto sociale e familiare, una calda umanità di cui certe persone sono portatrici in maniera del tutto inaspettata.
Philip, il padre di Lionel, è interpretato da un bravissimo Benoît Magimel (La pianista, Piccole bugie tra amici); altrettanto brava e molto centrata è Mya Bollaers-Lola, attrice transgender al suo primo ruolo che riesce a trasmettere la rabbiosa determinazione di chi ha sofferto molto per affermare sé stessa, in contrappunto ad un padre visibilmente imbarazzato per non essere riuscito a tutelare il suo nucleo familiare, ma con la complicità di una madre che ha al contrario sempre accettato le sue scelte di vita non convenzionali.
I dialoghi non sono mai banali e la tensione che i due attori trasmettono è costruttiva, lasciando una bella sensazione sul finale. Un piccolo gioiello da non perdere. Ottima la scelta del brano Ordinary people.
data di pubblicazione:18/10/2019
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