Salam, uomo senza qualità, fa il pendolare tra Gerusalemme e Ramallah (la capitale amministrativa dell’Autorità palestinese), dove lavora presso lo zio produttore televisivo palestinese adattandosi a qualunque necessità sul set di una soap opera anti israeliana che si realizza con pochi mezzi e grande successo di un pubblico trasversale. Senza volerlo e senza averne le capacità, finirà con diventare l’autore di Tel Aviv in fiamme trovando anche l’insperato amore in un finale ottimistico.
In tempi davvero grami per le commedie intelligenti, non fatevi sfuggire un piccolo gioiello, nel quale ci eravamo imbattuti nella sezione Orizzonti della 75° Mostra del Cinema di Venezia. Parliamo di Tutti Pazzi a Tel Aviv, una pellicola che ha il pregio di far divertire con garbo su un tema drammatico come il conflitto israelo-palestinese. La trama è un mix di spie, hummus, militari machisti, amori irrealizzati, set alla Boris, che si sviluppa dietro le quinte di una fiction dai grandi ascolti traslata nella la quotidianità di un paese diviso. Con tanto di check point che diventa luogo nevralgico delle vite dei protagonisti (avverranno lì gli incontri fra l’imbranato sceneggiatore palestinese e il militare israeliano pronto a ri-scrivere un soggetto che aggiunge romanticismo a quello che è il personaggio in cui si identifica nella fiction). Siamo quindi dalle parti, non nuove peraltro, del cinema nel cinema (nella fattispecie la tv), ma, il doppio piano è solo il riuscito pretesto per consentire al regista (nato nel 75 in un piccolo villaggio palestinese, Iksal), attraverso l’arma di un umorismo surreale e persino kitsch, di suggerire soluzioni per una narrazione realmente diversa da quella delle pieghe del reale conflitto. La pellicola si concluderà infatti con un consapevole happy end, evidentemente, aperto al dialogo, tra i due popoli oggi contendenti. Riuscire a ridere e a far ridere alle spalle di una contesa fra le più laceranti dei nostri giorni è il grande merito di Sameh Zoabi, nella doppia veste di regista e sceneggiatore, alle prese con un plot e ingranaggi sempre fluidi e mai beceri, sempre in bilico e senza schierarsi mai troppo apertamente per una delle due parti. La trama è godibilissima e ricca di spunti originali sia pure all’interno di schemi comici già collaudati. Aiutano il regista interpreti ben caratterizzati nei rispettivi ruoli: su tutti il protagonista, Kais Nashif (lo spaurito Salam, che fa pensare al nostro Troisi), premiato come miglior attore a Venezia per la sezione Orizzonti, la bella Lubna Azabal (la fascinosa spia araba, finta francese) e Nadim Sawalha, il militare cialtrone. Gli altri comprimari (dai nomi complicati) non sono da meno, come pure montaggio, fotografia e colonna sonora a completare la riuscita messa in scena di una commedia, un ricco affresco, a tratti surreale ma sempre godibilissimo.
data di pubblicazione:24/05/2019
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