Dopo mesi di attesa è finalmente arrivato nei cinema italiani il remake di Dumbo, uno dei cartoni animati Disney più celebri e amati, realizzato da Tim Burton.
Siamo nel 1919 e la colorata “famiglia” del Circo Medici, capeggiata dal fanfarone Maximilian (Danny Devito) arriva, dopo un lungo tour itinerante, a casa. Contemporaneamente ritorna dalla guerra, appena finita, Holt Farrier (Colin Farrell) che si riunisce ai due figli, Milly e Joe, che nel frattempo hanno perso la madre. Il nuovo scenario non è certo tra i più sereni: c’è una crisi dilagante, l’appezzamento di terra dove una volta si stabiliva il Circo è diminuito, per sopravvivere Maximilian ha dovuto vendere i cavalli di Holt e una serie di mobili. Sono però rimasti gli elefanti e tra questi c’è una new entry: un’elefantessa indiana che di lì a qualche ora mette al mondo il suo piccolino che, tuttavia, viene subito schernito e visto come l’ennesima zavorra del barcollante Circo: il piccolo elefante (Jumbo) ha due orecchie enormi, deformi, che addirittura lo fanno inciampare e cadere su se stesso. La madre, per difenderlo dagli attacchi e gli scherni di un membro del circo e, la sera successiva, del pubblico diventa suo malgrado protagonista di un episodio di violenta distruzione del tendone e di pericolo per i circensi e gli spettatori e viene restituita al suo venditore. Ha così inizio la solitudine dei Jumbo, che ora tutti chiamano Dumbo per via del suo aspetto goffo e deforme. Grazie all’amorevole amicizia di Milly e Joe, che lo convincono a esibirsi mostrando la sua capacità di volare affinché Maximilian abbia i soldi per poter ricomprare la sua mamma, Dumbo diventa la star del Circo Medici. Il richiamo di pubblico e il successo desta però l’attenzione di Mr Vandemere (Michael Keaton), direttore di Dreamland (una città del divertimento che ricorda le atmosfere del Paese dei balocchi del cartone Disney Pinocchio), il quale si accaparra la star Dumbo inglobando nella propria realtà – una fittizia società sfavillante – il Circo Medici. Ma non è oro tutto quello che luccica e l’avidità e il cinismo di Vandemere escono subito allo scoperto. Unica nota positiva la madre di Dumbo è stata inserita nell’attrazione dell’isola dell’incubo di Dreamland e allora avrà inizio un piano per liberare la mamma di Dumbo e riconquistare tutti insieme la libertà. E’ evidente come il Dumbo “timburtiano” abbia ben poco del pachiderma disneyano: al netto dell’impressionante somiglianza dei due elefantini – uno frutto del carboncino di Walt Dinsey e l’altro della “matita digitale” – e di un paio di richiami alla ninna nanna Bimbo Mio (interpretata dalla cantante Elisa) e all’immagine delle bolle di sapone che divengono elefanti rosa (molto più originale e moderna la loro versione disneyana), il Dumbo di Tim Burton racconta una storia tutta sua dove ovviamente si vuole raccontare, attraverso i “diversi”del Circo Medici – tra cui Holt senza un braccio, la Sirena del Circo Medici strizzata nella sua burrosa taglia Large e il deforme Dumbo – come non ci si debba vergognare delle proprie imperfezioni, ne porle come le fondamenta di una serie di complessi e limiti alla libera affermazione ed espressione di noi stessi e della nostre personalità e aspirazioni. Nonostante il film scorra e nella parte finale abbia anche un tono avvincente, personalmente ho avvertito l’assenza di quel qualcosa di magico che solo Walt Dinsey anche grazie alle parentesi musicali – dalle cornacchie che cantano “ne ho vedute tante da raccontar ma mai un elefante volar” agli psichedelici, a tratti moderni allucinogeni, elefanti rosa “son qua, son qua…” – aveva creato rendendo il disegno della storia di un piccolo elefante diverso davvero magico e unico, indelebile. Tim Burton ha messo in scena un Dumbo moderno dove ha inserito una moltitudine di piccole storie e messaggi che gli danno quasi un’originalità tutta sua. Sicuramente, ricreare la magia di un cartone con una storia e una sequenza di episodi, immagini e musiche incastonate nell’immaginario collettivo non era un’opera facile, ma in ogni caso la nuova versione umanizzata desta curiosità.
data di pubblicazione:07/04/2019
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