(Teatro India – Roma, in prima nazionale 9/28 ottobre 2018)
L’Abisso racconta la drammatica realtà degli sbarchi di cui è testimone da più di 25 anni l’isola di Lampedusa. Le storie dei protagonisti ci vengono riportate da Davide Enia stesso, che è insieme attore principale, cuntatore, testimone e regista di questo spettacolo tratto dal suo romanzo Appunti per un naufragio.
Ci sono delle volte in cui andare a teatro e sedersi in poltrona per assistere a uno spettacolo non è solo divertimento o estraniazione, ma diventa un gesto necessario quando quello che viene proposto e rappresentato ha uno scopo pedagogico. Allora il silenzio che si deve per educazione osservare non è più azione passiva, ma diventa la condizione unica di una compartecipazione drammaturgica all’evento stesso. Certe storie sono da ascoltare con l’intelligenza del cuore oltre che della mente. Il silenzio diventa altresì una trappola dalla quale ci si vorrebbe liberare con un urlo poiché quello che ci viene raccontato ci colpisce e ci fa male, forse perché in fondo ci appartiene.
È quello che è accaduto al teatro India per la prima assoluta di questo nuovo spettacolo di Davide Enia. La scena vuota, appena illuminata, è il contenitore ideale per chi ha tante storie da raccontare. Storie che si susseguono una dietro l’altra e si mischiano a quella individuale del protagonista, del suo rapporto con il padre medico e uomo di poche parole, con lo zio malato che per la seconda volta nella vita si trova a combattere il cancro; tanti racconti che arrivano sulla scena con la stessa violenza e costante cadenza delle onde sbattute contro la banchina di un molo la cui risacca fa alzare di forza il mare. In scena anche Giulio Barocchieri, chitarrista palermitano, che con la sua musica riempie pause che altrimenti sarebbero cariche di troppa tensione, che commenta ora un evento ora un altro, che partecipa emotivamente alla narrazione.
Lo spettacolo ha ricevuto un ottimo successo, lunghi e meritati gli applausi al suo autore e protagonista alla fine della rappresentazione. Si esce dal teatro con la sensazione di essere riemersi da un profondo abisso appunto che ci ha risucchiato per 70 minuti, ma con una consapevolezza in più: la tragedia che si sta svolgendo nel Mediterraneo ci riguarda in prima persona, come cittadini e come uomini.
Per chi non riuscirà ad andare a teatro consigliamo comunque la lettura del romanzo da cui è tratto lo spettacolo.
data di pubblicazione:11/10/2018
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