(75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
Errol Morris, uno dei più importanti documentaristi d’oggi (già premio Oscar per The Fog of War, il film su Robert McNamara), intervista il suo ex compagno di scuola, Steve Bannon, a sua volta giornalista, produttore cinematografico e da ultimo, politico. Bannon è stato un, se non il primo, dei collaboratori di Trump, forse quello che maggiormente ha contribuito alla sua elezione a 47mo presidente degli Stati Uniti. Nella bella e aperta intervista, Bannon non si sottrae alle domande e parla a ruota libera e senza reticenze di fatti e persone della politica USA.
Ancora non si è capito se Steve Bannon fosse presente tra il pubblico della prima del documentario di Errol Morris, di certo la sua storia e il suo credo politico, avvicinato a idee che qualcuno definisce “populiste” è stato ben delineato in American Dharma. La definizione della parola viene chiarita da Bannon con riferimento a una pellicola di guerra o meglio di propaganda, Cieli di Fuoco, interpretato da Gregory Peck che, nel corso di una missione particolarmente rischiosa, realizza che il suo “dharma”, sostanzialmente una combinazione di senso del dovere, fatalità e destino, consiste nell’informare i suoi uomini del rischio di morte che la missione comporta. Per l’ex ispiratore di the Donald (che di recente ha fatto a meno dei suoi servizi), ognuno segue il suo dharma, ognuno ha obiettivi e compiti da portare avanti. Trump, modestamente, nel 2016 si è sentito “il messaggero” di un cambiamento epocale (?) e per divenirlo, mancandogli quasi tutto (preparazione politica, cultura, stile) poteva riuscirci solo con l’aiuto di validi e “scafati” collaboratori, su tutti lui, Steve Bannon, uomo in grado di “sentire la pancia “ del popolo americano, stratega ora prudente ora aggressivo, insomma la guida giusta. Ma allora perché Bannon è scomparso dall’entourage del presidente?
Il filo conduttore dell’intervista (sono occorsi 16 ore di registrazione) scelto da Morris sono i film hollywoodiani che Bannon ben conosce (da John Wayne a Orizzonti di Gloria al Falstaff di Orson Welles), e l’autore li utilizza per mettere in difficoltà l’intervistato in un crescendo sempre teso e stimolante. Non è questa la sede per riportare i passaggi clou dell’intervista, vi basti sapere che Bannon racconta tanto di sé, ma anche d’altro (ad esempio, come e perché nascono i movimenti populisti, inclusi quelli europei cui lui guarda con attenzione…), ma soprattutto che, in ultima analisi, si tratta di un documentario che pur attraverso un’intervista, grazie a un montaggio e immagini dinamiche e una colonna sonora adeguata, non soffre dei limiti consueti del genere, finendo per attestarsi come esperimento pienamente riuscito.
data di pubblicazione:07/09/2018
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