LA QUIETUD di Pablo Trapero, 2018

(75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Due sorelle legate da un amore profondo, fisico, due metà che si completano solo quando sono insieme perché la distanza reale è troppo dolorosa. Un “amore irrequieto, drogato, completo” è al centro del nuovo film di Pablo Trapero presentato fuori concorso a Venezia, per parlare di “sorellanza” in un complesso rapporto tra due donne che si amano nonostante le apparenze le vorrebbero l’una contro l’altra, con uno sguardo all’intimo femminile all’interno della famiglia. Una storia al presente che affonda le sue radici nelle storture del passato argentino al tempo della dittatura, in un ideale sequel de Il clan con il quale il regista vinse il Leone d’argento alla regia nel 2015.

  

Eugenia (Bèrénice Bejo) e Mia (Martina Gusman) si ritrovano al capezzale del padre colpito da ictus per sostenere la madre Esmeralda (Graciela Borges) presso la loro tenuta denominata la quietud, immersa nelle campagne vicino Buenos Aires. Il rapporto tra le due sorelle è mutuato dal modo con cui la madre si comporta con loro: sempre molto amorevole con Eugenia, verso la quale ha ricordi di grande tenerezza e che le ha appena annunciato di aspettare un figlio che Esmeralda vede come una benedizione, e sempre molto dura con Mia che forse, solo per difendersi, riversa tutto il suo affetto nei confronti del padre morente. Eppure, nonostante Esmeralda non faccia nulla per celare questa evidente diversità di sentimenti nei confronti delle figlie, esse al contrario si amano, si cercano ed ogni volta ritrovano un afflato quasi fisico che le unisce: questo legame speciale farà loro superare avversità di ogni genere.

Trapero, con La quietud riprende il tema della violenza de Il clan, ma lo tratta in maniera differente: il dolore è presente ma non palese, s’impadronisce di queste donne ma non si sa da dove viene, causato sicuramente in parte dal legame malato che la madre, che non le sa amare, ha con una di loro condannandola inevitabilmente all’infelicità.

Le due bravissime attrici (una è la moglie del regista) si somigliano talmente tanto da sembrare proprio due sorelle, e riescono con molta naturalezza ad esprimere questo profondo sentimento che lega Eugenia e Mia, sulle cui esistenze in maniera dolorosa e strisciante incombono vecchi fantasmi che insufflano in loro una non ben identificata sofferenza. Tuttavia Mia ed Eugenia sanno amare e, quando tutto sembra perduto, raggiungono a loro modo, insieme, quella “quiete” evocata dal titolo.

Film originale, sensibile, profondo, tutto al femminile, distribuito in Italia da BIM.

data di pubblicazione:03/09/2018








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