DOWNSIZING di Alexander Payne, 2018

E se la soluzione al sovraffollamento mondiale e all’imminente fine del nostro Pianeta fosse quella di rimpicciolire i suoi abitanti? Tanti Minuscoli, con meno bisogni, meno affanni e una nuova vita a portata di mano. Riusciranno i nostri (piccoli) eroi nell’impresa di salvare la Terra? 

Rimpicciolire il mondo e i suoi abitanti per salvare entrambi. Downsizing di Alexander Payne (Sideways – In viaggio con JackParadiso Amaro) muove da un’idea tanto semplice quanto potenzialmente dirompente. Degli scienziati norvegesi mettono a punto una tecnica di riduzione cellulare capace di trasformare (anche) gli essere umani in uomini minuscoli: riducendo le dimensioni del corpo scompare anche la massa di rifiuti che sta soffocando il nostro Pianeta e convertendo la popolazione mondiale in un esercito di Minuscoli, quindi, il sovraffollamento che sta conducendo ineluttabilmente alla distruzione della Terra potrebbe risolversi. I piccoli uomini hanno anche piccoli bisogni di tipo economico e questo, se da un lato li sottrae al “cerchio magico” dell’economia globale, dall’altro lato consente alla classe media di sperimentare il brivido della ricchezza. I Minuscoli, nelle comunità loro riservate, possono vivere in case da sogno, indossare diamanti e persino smettere di lavorare. Anche Paul Safranek (Matt Damon) e sua moglie Audrey (Kristen Wiig) decidono di sottoporsi al trattamento e di concedersi il lusso di una vita da sogno.

L’ingresso nella camera di rimpicciolimento (volevo che somigliasse a un gigantesco microonde, precisa Payne) somiglia in tutto e per tutto a una (ri)nascita, ma non serve molto tempo a rendersi conto che non è tutto oro quello che luccica. Persino l’Eldorado in scala non riesce ad evitare il formarsi (spontaneo?) di periferie e di classi sociali che vivono ai margini. Senza contare che la fine del mondo si avvicina a un ritmo sempre più incalzante, costringendo la prima comunità di Minuscoli ad escogitare un nuovo espediente che funzioni da Arca di Noè: l’obiettivo è sempre (solo?) quello di assicurare che quell’improbabile creatura che è l’essere umano possa continuare la sua straordinaria avventura.

Dopo un avvio in gran carriera, Downsizing, che ha aperto la 74. Mostra d’arte cinematografica di Venezia, diventa un crogiolo di episodi, personaggi e “morali della favola” non sempre ben amalgamati. Il cast (straordinari Christoph Waltz e Hong Chau) è di tutto rispetto costruito, ma la sceneggiatura è troppo ingombrante persino per le loro spalle robuste.

Il racconto apocalittico affidato ai toni della commedia grottesca (in perfetto “stile Payne”, che in conferenza stampa non fa mistero del suo amore per Cechov) insieme alla riflessione sui temi ambientali potevano risultare un binomio vincente. L’impressione, tuttavia, è quella per cui Downsizing, è il caso di dirlo, non abbia preso bene le misure.

data di pubblicazione: 25/01/2018


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