MARITI E MOGLI, regia di Monica Guerritore

Di : T. Pica

6 Dic 2017 | Accredito Teatro

(Teatro Quirino – Roma, 5/17 dicembre 2017)

La bravissima Monica Guerritore porta in scena al Teatro Quirino di Roma la versione teatrale del film Mariti e Mogli di Woody Allen e in un attimo lo spettatore si ritrova quasi voyeur dei “balletti” di sentimenti contrastanti, passioni, bassezze e fragilità di un gruppo di amici frequentatori di una sala da ballo e di un ristorante newyorchesi.

Come ogni settimana Gabe (Cristian Giammarini), nel ruolo che al cinema fu di Woody Allen, e Judy (Francesca Reggiani) si incontrano nella sala da ballo insieme alla coppia di amici più cari, Jack (Ferdinando Maddaloni) e Sally (Monica Guerritore). Assieme a loro frequentano la scuola di ballo anche un collega di Judy, il fascinoso Michael (Enzo Curcurù), Rain (Malvina Ruggiano), giovane allieva del corso di scrittura tenuto da Gabe, e la giunonica e un po’ svampita Sammy.

Tuttavia, quella che doveva essere una delle tante monotone, “lineari”, serate borghesi infrasettimanali della “vita perfetta” delle due coppie di amici Gabe/Judy e Jack/Sally, viene subito alterata dall’annuncio di questi ultimi: “abbiamo deciso di separarci, ma senza tensioni, rabbia e sofferenza”. Da questo fulmineo colpo di scena – al quale fa da sfondo l’inizio di un temporale -, che Jack e Sally sembrano condividere e affrontate con grande serena naturalezza, prendono il largo una serie di riflessioni, turbamenti, piccoli monologhi degli amici Gabe e Judy che riflettono un comune ma nascosto malessere della loro coppia: una latente insoddisfazione, nostalgia per la passione passata e un’inconscia attrazione verso nuove persone, più giovani. Non solo.

Quella che pareva essere una separazione consensuale e amichevole basata solo su un sentimento mutato e su riflessioni interne al rapporto tra Sally e Jack si rivela ben presto la conseguenza della banale relazione clandestina, ma ormai rivelata, di Jack con la procace Sammy. Recriminazioni, gelosie, grida di dolore e insoddisfazioni represse per anni travolgono il gruppo di aspiranti ballerini per una notte che loro malgrado sono costretti a confrontarsi ostaggio della pioggia incessante. Da una separazione dichiarata si passerà per il maldestro tentativo di trovare la felicità nella nuova dimensione di single maturi fino ad arrivare alla deriva dell’altra coppia, quella che sembrava perfetta e lontana da qualsiasi bassezza e tentazione. Mariti e Mogli, sebbene ispirato a un film del 1992, è uno spettacolo tremendamente attuale e smuove le coscienze. Sfido chiunque sia stato in sala alla prima gremita – platea composta da persone, molte coppie, di ogni età – a non essersi riconosciuto nei pensieri, gesti, parole e nelle azioni delle due coppie protagoniste, ma anche dei personaggi che ruotano intorno a loro. La fragilità dell’amore, l’ipocrisia, la paura di rimanere soli e perdere lo status di persona sposata borghese con le sue sicure abitudini, l’insidiosa voglia di trasgredire ed evadere, il bisogno di amare ed essere amati sempre e comunque. Lo spettacolo lascia indubbiamente un po’ di amara rassegnazione a tutti gli inguaribili romantici, ma grazie all’ironia e alle splendide musiche che accompagnano le parentesi ballerine dei personaggi del racconto – tra cui l’elegante “Lilies in the valley” di Jun Miyake – il cinico ritratto della realtà dei sentimenti e dei rapporti di coppia merita comunque di essere visto.

data di pubblicazione:06/12/2017


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