(Una giovinezza enormemente giovane – Teatro Argentina – Roma, 5/9 novembre 2014)
Il trascorrere del tempo, come spesso accade, è rivelatore dell’autentica grandezza e universalità di un’artista: aldilà di quanto ingombrante possa essere il suo “personaggio” e le sue “personali vicende”,la specificità del suo nucleo poetico, come un prezioso e inesauribile minerale, continua radioattivamente ad emanare una forza e una suggestione potenti, capaci di riattivare la curiosità del pubblico, le riflessioni di intellettuali o l’immaginario di artisti in cerca di ispirazioni rigeneratrici o semplicemente di facili meccanismi identificativi fini a se stessi …( l’ultima fatica di Abel Ferrara è in questo senso indicativa). Pasolini rappresenta l’eccezionale caso in cui un intellettuale di primordine, solido e appassionato, genera, attraverso la grazia della poesia, un’artista eclettico e vitale … capace di stupire, incantare, scandalizzare … confondere; a prezzo di laceranti contraddizioni, oltraggiose esposizioni della propria vita … e del proprio corpo. Ed è proprio dal suo corpo, abbandonato nella desolazione di una notte oscura in cui si sentono solo rumori lontani e un latrare di cani, che parte Una giovinezza enormemente giovane, lo spettacolo tratto dal testo del compianto Gianni Borgna, elaborato su scritti di Pasolini: dunque la scena è quella del delitto, un delitto ratificato nell’atrocità di quella notte, ma presagito come destino ineluttabile attraverso tutto il corpus della sua opera. Suggestiva e inquietante è l’apertura dello spettacolo che ci introduce subito nella teatrale dimensione de – l’oltre – attraverso la presenza metafisica dello stesso Pasolini (interpretato da Roberto Herlitzka); il poeta osserva il proprio cadavere … impastato di sangue e fango, stigmatizzazione di una fine emblematica e catartica … proprio come in una sacra rappresentazione. Se il registro dello spettacolo sembra inizialmente voler attingere proprio alle suggestioni del Sacro (poi ribadite un pò didascalicamente nel finale con la musica di Bach e le immagini tratte dal “Vangelo”) … la riflessione-monologo a cui lo stesso Pasolini-Herlitzka si abbandona nel corso dello spettacolo ha qualcosa di troppo programmaticamente pensato ai fini di una esaustiva e sintetica celebrazione del Pasolini pensatore civile, per sorprenderci ed emozionarci veramente: attingendo dagli Scritti corsari, dalle Lettere luterane e da quel profondo e magmatico contenitore che è Petrolio, non mancano riferimenti ai misteri dell’ENI, alla fine di Mattei, al genocidio delle periferie a l’omologazione culturale che ha cancellato l’orizzonte delle piccole patrie … e sull’orizzonte delle stragi, la spiazzante e profetica previsione di un popolo che come polli d’allevamento – avrebbe accettato – la nuova sacralità, non nominata, della merce e del suo consumo. Niente di più appropriato e pertinente dunque, per i nostri desolati giorni, in termini etici e di contenuti … ma sulla scena qualcosa scricchiola: un sapore convenzionalmente celebrativo appunto, che va a scapito della poesia, della tensione e della coesione del testo (perchè quel lungo elenco con nomi e generalità delle vittime delle stragi di Piazza Fontana?) – c’è un tono un pò troppo fiacco e monitorio nella recitazione del protagonista, che contraddice l’ambigua vitalità di Pasolini … e in questo senso forse, l’ossuta e un pò anchilosata fisicità di Herlitzka (superbo attore dal volto pieno di pathos) che si trascina con passo stanco e senile sulla scena contribuiscono a ribadire questo senso di estraniamento dalla disperata vitalità del poeta! – ( … perché allora, muovendosi nella dimensione metafisica della scena-teatro, non farlo interpretare da un attore enormemente giovane che con la fisicità di un calciatore avrebbe intonato col giusto vigore i giovanili versi friulani?…) soprattutto nel finale, quando il testo rievoca l’ultima notte in cui spinto da quella oscura, famelica pulsione che lo possedeva, compie quella che forse è la più tragica e al tempo stesso sublime esperienza a cui un artista può aspirare: la deflagrante collisione che porta a fondersi la realtà con la sua rappresentazione …la vita con la propria creazione. Forse proprio per questo Pierpaolo Pasolini …. non smetterà mai di parlarci!
data di pubblicazione 10/11/2014
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