(74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
É il 1962. In una piccola località non meglio identificata della costa americana vive Elisa, una ragazza muta che lavora di notte come donna delle pulizie in un laboratorio governativo di massima sicurezza dove una sera, in assoluta segretezza, viene portata una sorta di cisterna cilindrica in vetro piena di un’acqua dal colore verdognolo. Elisa ode da quello strano cilindro, blindato come una sorta di piccolo sottomarino, l’eco di strani versi che sembrano appartenere ad una creatura marina che tanto innervosiscono le persone addette alla sicurezza ma che, al contrario, attraggono irrefrenabilmente la ragazza “senza voce”, tanto da volerne sapere di più…
Elisa (Sally Hawkins) è già di per sé una strana creatura, che vive in un mondo quasi ultraterreno: sembra essere grata alla vita affrontando ogni giorno come fosse una danza, allegra, spensierata e sempre con un rassicurante sorriso. Eppure Elisa è vera, in carne ed ossa, ma la sua vita assomiglia ad una fiaba come il suo piccolo appartamento dai colori che ricordano il fondo marino, situato sopra un teatro di quartiere dalle poltroncine di velluto color porpora; ogni sera, prima di recarsi a lavoro, si prende cura di sé con un bel bagno ed una cena leggera, che prepara sempre anche per il suo vicino Giles (Richard Jenkins), un talentuoso illustratore di cartellonistica per prodotti alimentari un po’ sfortunato, ma irrimediabilmente romantico, ancora alla ricerca dell’anima gemella e legato ad Elisa da una profonda amicizia. E poi c’è Zelda (Octavia Spencer), una collega di lavoro prepotente ma tanto buona, che Elisa ogni notte durante il turno di lavoro ascolta amorevolmente parlare senza tregua e, soprattutto, senza mai poter…replicare. Ma un giorno, incurante delle disposizioni del funzionario (Michael Shannon), cattivo e dai modi violenti, responsabile della custodia di questo misterioso uomo-anfibio contenuto nella cisterna che i sovietici vorrebbero sottrarre per farne esperimenti, Elisa decide di socializzare con “il mostro” e lo farà nel modo più naturale possibile: sedendosi sul bordo della vasca ed offrendo ad esso parte del suo pranzo….
É approdato a Venezia un grande film, in cui fantasia, thriller, romanticismo, sesso ed amore si mescolano e ci inondano come l’acqua presente nella vita dei due protagonisti: un uomo pesce di cui si innamora perdutamente una donna senza voce in un momento di strana sincronia che accade raramente. E così è la favola ad entrare nella vita vera, nel mondo reale, e non si può che assistere esterrefatti a tutto questo, attraverso le immagini di questa storia d’amore che vince su paura e violenza. Le scene del film sono curatissime, non solo nelle inquadrature e nella fotografia, ma anche nei colori che anticipano la trama: come il rosso del sangue o delle scarpe di Elisa, o il colore della sua casa che sembra un relitto inabissato in contrapposizione alla luce che inonda la stanza dove Giles disegna i suoi cartelloni pubblicitari. Sublime è la colonna sonora del compositore francese Alexandre Desplat (Oscar per Grand Budapest Hotel), studiata a tavolino con il regista che ha curato personalmente tutto del film, dalla sceneggiatura in poi.
Se volessimo dare una forma a qualcosa che si avvicina ad un piccolo capolavoro, potrebbe avere quella dell’acqua.
data di pubblicazione:01/09/2017
Sicuramente è un piccolo capolavoro, da vedere al più presto. Speriamo di vederlo quanto prima nelle sale italiane. E non lo dico solo io, ha vinto il Leone d’oro!!
Il Mostro della Laguna che infiamma il Lido! Superbo Guillermo del Toro. Il Direttore Barbera, durante la conferenza stampa di luglio, aveva presentato THE SHAPE OF WATER come il miglior film di del Toro dell’ultimo decennio. In effetti non esagerava!