Dal 12 al 16 ottobre è stato in scena al teatro India di Roma Amore, l’ottava commedia scritta da Spiro Scimone, diretta da Francesco Sframeli, con la scenografia di Lino Fiorito.
In scena quattro personaggi a coppie di due: il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere. Quattro figure che non hanno nome e che dialogano tra le tombe. Siamo, infatti, all’interno di un cimitero.
Il tempo è indefinito, forse, sono all’ultimo giorno della loro vita. In un’alternanza di comico e tragico, di nostalgia e sarcasmo, in uno spazio raccolto, dove accadono piccole ma grandissime cose, si celebra l’amore e forse la sua eternità.
Ennesima prova d’autore del duo Scimone-Sframeli, in scena assieme a Gianluca Cesale e Giulia Weber, che continuano ad essere elogiati da pubblico e critica per il loro teatro surreale e concreto al tempo stesso, terreno, dotato di una scrittura drammaturgica essenziale e diretta. Percorsi reiterati e circolari nel testo e nella gestualità, associati a pause e silenzi, rappresentano gli elementi cardine dei loro lavori ambientati in luoghi sospesi ma con una propria connotazione, dove i colori sono definiti e gli oggetti di scena densi di significati.
Un testo che celebra la consapevolezza del limite umano e del corpo che invecchia associati all’eternità dell’amore, rivissuto in attimi e ricordi terreni ma proiettato in una dimensione forse infinita: un amore fatto di un quotidiano tenero e tragicomico, fatto di pannoloni da cambiare e dentiere da lavare, pieno ancora di dolcezza sia nella coppia dei due vecchietti che nella coppia mai rivelata dei due pompieri che, dopo decenni di amore clandestino, di incontri segreti e mai soddisfacenti, sono stanchi di nascondersi. Tutti e quattro si baciano e si abbracciano sotto un lenzuolo, in un letto che è anche una tomba dove addormentarsi insieme non è più morire, ma proiettarsi verso una vita vera.
Una filastrocca delicata e profonda, intensa e serena, amore e morte pieni di luce.
data di pubblicazione:19/10/2016
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