La quarantenne Stéphanie, divorziata e con un figlio da crescere, perde il lavoro. Decide quindi di lasciare la casa in cui vive, di vendere la sua bella auto, per poi tornarsene a vivere da sua madre finché le cose non si sistemeranno. Ma la sua vita, tutta da ricostruire, le riserverà meno sorprese di quelle che l’anziana madre ha in serbo per lei, affetta (forse) da un principio di demenza senile…
Lavaine mette in scena una commedia lieve, semplice, dove hanno un peso determinante il ritmo delle battute e la bravura delle sue protagoniste femminili. Torno da mia madre non parla tanto di adulti non cresciuti che non vogliono andarsene di casa, quanto piuttosto di quella generazione di persone che farebbero volentieri a meno di condividere nuovamente le loro vite con quella dei propri genitori, ma che a causa della crisi sono state costrette a fare un passo indietro. Stéphanie (Alexandra Lamy), che sente sulle spalle il peso dei propri fallimenti familiari e lavorativi, ben presto dovrà adattarsi alle regole che sua madre Jacqueline (Josiane Balasko) le impone in casa, e soprattutto alla sua assoluta intransigenza: la mattina ci si sveglia alle sei in punto perché chi dorme non piglia pesci, non si possono abbassare i caloriferi né aprire le finestre per non disperdere il calore accumulato, non si può bere dalla bottiglia e si deve apparecchiare in un certo modo, non si può spalmare il burro sul pane con un coltello qualsiasi e, soprattutto, volere un caffè la mattina a colazione è una cosa davvero bizzarra! E mentre Jacqueline mette in atto una serie di strani comportamenti (come quello di salire con il carrello della spesa all’ultimo piano piuttosto che scendere in strada), Stéphanie ed il suo dramma esistenziale piano piano scolorano al cospetto di quanto sta accadendo a sua madre. E così il regista, nella seconda parte del film, vira sulla storia di questa settantenne realizzata, che fa progetti per il futuro come se la sua vita fosse appena agli albori, alimentando un sano egoismo quasi “giovanile” e rubando così la scena alla figlia per diventare lei la vera protagonista dell’intera vicenda.
Molto brave Alexandra Lamy (Gli infedeli, Ricky), che ben incarna lo sconcerto per quanto le sta accadendo, e Mathilde Seigner, sorella della più famosa Emanuelle, molto convincente nel ruolo della sorella scontrosa e vendicativa; ma la vera protagonista della storia è Josiane Balasko (l’indimenticata ed “elegante” portiera Renèe ne Il Riccio, trasposizione di Mona Achache del romanzo di Muriel Barbery), perfetta nei panni di una madre che non vuole essere giudicata perché ha ancora il desiderio di viversela un po’ la sua vita: senza di lei il film non avrebbe quella verve che aiuta in molte scene a ridere di gusto.
Se ne consiglia la visione a chi non ha troppe pretese e vuole passare un’ora e mezza di leggerezza e sano divertimento.
data di pubblicazione:19/09/2016
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