Dopo i trentottenni di Immaturi e Immaturi il viaggio, Paolo Genovese ci regala un’altra fotografia generazionale tremendamente vera e attuale: quella dei quarantenni smartphone dipendenti.
Per Perfetti sconosciuti il regista strizza l’occhio alla dimensione della pièce teatrale che nell’ultimo anno ha già caratterizzato pellicole italiane argute e profonde come Il nome del figlio di Francesca Archibugi e Dobbiamo parlare di Sergio Rubini: un salotto e una tavola imbandita alla quale siede un gruppo di persone unite da legami affettivi di lunga data. In una serata come tante Eva e Rocco (Kasia Smutniak e Marco Giallini), coppia ovviamente in crisi, organizzano una cena per assistere all’eclissi totale di luna insieme ai loro amici di sempre: i neo sposini Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher), Lele (Valerio Mastrandrea) e Carlotta (Anna Foglietta) e Peppe (Giuseppe Battiston) che anche questa volta si presenterà in versione single senza la sua Lucia. Dopo i saluti di benvenuto e le prime scaramucce scherzose – presagio di una tensione latente tra mariti e mogli e tra le stesse coppie – Eva, in concomitanza con l’inizio dell’eclisse, propone un gioco: tutti i commensali dovrebbero lasciare per l’intera durata della serata il proprio cellulare sul tavolo per condividere con tutti gli altri i messaggi (sms e whatsapp) e le chiamate in viva voce. I telefonini sono le scatole nere della nostra vita pubblica privata e segreta. E quale momento migliore se non durante il silenzioso avanzare del “dark side of the moon” per mettere tutti i telefonini con i loro segreti sul “piatto” della vita e dei sentimenti che primeggia sulla tavola imbandita con gnocchi e polpettine? I sette protagonisti accetteranno il gioco perverso che inevitabilmente rivelerebbe (o rivelerà) tante piccole e grandi verità scomode e talvolta fatali? Non solo tradimenti fisici, ma pregiudizi, riti – come la partita del calcetto – e “patti di sangue” tra amici, affermazione professionale, rapporti con i figli, identità sessuale, insicurezze e molto altro travolgerà i sette amici e il pubblico in un’inevitabile osmosi tra vita reale e grande schermo, ottenuta anche grazie alla complicità dell’effetto Sliding doors, a un paio di colpi di scena e alla maturità dei sette attori, ognuno perfetto nel proprio ruolo. Al termine della proiezione il film di Genovese – che dopo i primi 20 minuti un pò spenti si riprende ed è accolto con l’applauso unanime di una sala gremita – costringe con il sorriso a guardare dentro noi stessi: con quale lato della nostra identità personale e della nostra vita di coppia – apparenza o verità (spesso il lato oscuro) – vogliamo davvero convivere? Vogliamo gettare la maschera e guadare gli occhi della persona che abbiamo accanto senza il “filtro” di un comodo paio di occhiali da sole, oppure proseguire incuranti delle verità che intuiamo o ignoriamo preferendo non sapere? Che si voglia vivere in un modo o nell’altro non a caso il leitmotiv musicale del film è proprio I will survive di Gloria Gaynor. Infatti, posto che tutti noi dovremmo imparare a lasciarci nella vita, due sole sono le strade: quella un po’ più caotica di chi sopravvivrà all’interno di rapporti – affettivi e di coppia – trascinati e di facciata e quella meno affollata di chi, una volta preso il coraggio di lasciarsi, sopravvivrà al dolore per poi tuffarsi in una vita nuova al posto delle tante finte vite parallele intrecciate nelle schede sim. In ogni caso l’imperativo sarà I will survive!
data di pubblicazione:13/02/2016
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