ASSOLO di Laura Morante, 2016

Di : T. Pica

7 Gen 2016 | Accredito Cinema, Novità

L’esecuzione dell’Assolo di Laura Morante – alla sua seconda opera come regista dopo il debutto alla cinepresa con Ciliegine nel 2012 – è in realtà un’opera corale nella quale la protagonista Flavia (Laura Morante) non riesce ad emergere e condurre alcun assolo.
Sebbene la regista abbia dichiarato che il film è un invito alla rivoluzione femminile in termini di maggiore valorizzazione e ricerca di un rapporto sereno delle donne con se stesse, l’intera storia è un susseguirsi di episodi e scelte di donne in cui tutti i traguardi raggiunti nei decenni di rivoluzioni femminili sono stati gettati al vento. Flavia, dopo due matrimoni falliti e due figli, vive una condizione di donna precaria e insoddisfacente sotto ogni profilo: a lavoro, nel condominio, durante il corso settimanale di tango, durante i pranzi con i due ex mariti e le rispettive seconde mogli Flavia è insicura, infelice, spenta. Una donna, come la definisce la stessa Morante, “candida”, troppo candida, priva di qualsiasi tipo di malizia, generosa e buona con tutti anche con coloro che la feriscono e umiliano, fin dall’infanzia. In questa condizione di eterna ingenua estremamente composta Flavia non è percorsa, né scossa dalla vita – condizione che si riflette sui suoi abiti sempre neri e dai toni cupi – della quale non riesce a riprendere il comando. E così, come Flavia è incapace di prendere decisioni, avere maggior cura e stima di se stessa per se stessa (e non in funzione delle volontà o dei gusti di un uomo), così Flavia da oltre 20 anni non riesce a superare l’esame di guida per prendere la patente. In questo costante parallelismo interviene senza successi la psicanalista dott.ssa Grunewald (Piera Degli Esposti) la quale non riesce a destare l’anima e la femminilità sopita e fanciullesca della sua paziente, facendo forse meglio di lei il cagnolino Kira. Flavia non riesce ad eseguire alcun assolo, nelle relazioni come a scuola guida e a scuola di tango, perché preferisce vivere rinchiusa dietro la “finestra” del proprio acuto spirito di osservazione che concentra unicamente sugli altri: ex mariti, figli, ex fidanzati, la fidanzata del figlio, le amiche, le mogli dei due ex mariti, la cameriera del primo ex marito, la sua psicoanalista finendo così con il perdersi. Il finale, contraddistinto solo dal tripudio dei colori del nuovo look di Flavia alla guida (finalmente) di un vecchio spider Duetto rosso fiammante, non convince come rinascita della protagonista la quale alla fine si apre ad uomo silente, ma belloccio, che prima aveva rifuggito riconoscendovi il prototipo dell’uomo “che così fa con tutte”. La trama stuzzicante e la regia a tratti sperimentale dei momenti onirici che spezzano la delicatezza delle scene di vita reale non colmano a sufficienza le lacune della resa finale della storia. La sempre brava e affascinante Laura Morante, infatti, non è credibile nel ruolo della donna cinquantenne coacervo di tutte le sfortune, insicurezze, ansie e ingenuità dell’universo femminile di cui la protagonista è portatrice prossima all’autoflagellazione. Anche il cast che si muove intorno alla protagonista non convince. Solo la “canaglia” di Marco Giallini, nel ruolo del collega piacione che infarcisce un maldestro corteggiamento opportunista con perle di “profonda saggezza popolare” – Una mano lava l’altra…. E due lavano il viso; Aiutati Flavia che Dio ti aiuta – che si conclude con il suo Posso? al quale la passiva Flavia replica Fai pure (che tuona come uno scivolone devastante e distruttivo di ogni forma di amor proprio e partecipazione alla vita), la sempre impeccabile Piera Degli Esposti e il personaggio marginale di Angela Finocchiaro – che urla Vecchio porco! – riescono a far sorridere con intelligenza. Inconfondibile e perfetta la colonna sonora di Nicola Piovani…forse il vero Assolo dell’intera pellicola.

data di pubblicazione:07/01/2016


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2 Commenti

  1. Da parte mia credo che i giudizi siano stati anche troppo benevoli.
    Ho trovato il film svilente per il genere femminile e avvilente per lo spettatore, con scene e dialoghi addirittura imbarazzanti e al limite del ridicolo.
    Si sorride,e’vero’,ma forse sono risate nervose….

  2. Concordo con quanto scritto nell’articolo. Contrariamente alla curiosità che i trailers instillano nello spettatore, il film risulta slegato, frammentato ed alla fine se ne esce un po’ delusi. La Morante disegna ed interpreta un personaggio esageratamente inverosimile, troppo goffo da renderlo per nulla credibile, al pari delle figure un po’ “bruttine” degli ex mariti così esageratamente male assortiti. E nonostante ci si muova costantemente nella bolla del “meraviglioso mondo di… Flavia” e si rida in molte scene, il film non riesce ad appagarci sino in fondo; l’unico personaggio che conserva un certo spessore dall’inizio alla fine è la D.ssa Grunewald, vero perno di tutta la storia, i cui duetti con la protagonista sono decisamente la cosa più riuscita del film.
    Ma la bella carriera come attrice di questa regista in erba, ci fa comunque ben sperare per il prossimo film!

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