Buio. In sottofondo si ode solo il rumore di un proiettore su cui scorrono delle diapositive; poi la scena si apre sull’immagine di una casa immersa nella campagna inglese, tra le brume di una qualsiasi mattina di fine estate. E’ già fresco e la nebbia notturna sta per diradarsi: una donna, non più giovane ma che mantiene intatta tutta la bellezza di un tempo, porta a spasso il suo cane. C’è tanta tranquillità tutto intorno e Kate torna verso casa seguita dal suo fedele amico fischiettando Smoke gets in your eyes, vecchio e dolce ricordo dei 45 anni trascorsi insieme a suo marito Geoff. Kate è tutta presa dai preparativi di una festa che sta organizzando per il loro anniversario di matrimonio. 45 anni appunto, una data inusuale ma che per lei rappresenta molto, visto che qualche anno prima Geoff aveva dovuto subire un delicato intervento al cuore: sarà proprio sulle note della canzone dei Platters che balleranno ancora insieme come accadde al loro matrimonio. Ma quella mattina, l’arrivo di una lettera indirizzata proprio al suo Geoff, sconvolgerà le loro vite: il corpo di una giovane donna, scomparsa in un incidente di montagna cinquant’anni addietro, era stato ritrovato in fondo ad un ghiacciaio delle Alpi svizzere in perfetto stato di conservazione.
Presentato all’ultimo Festival di Berlino, 45 anni del regista britannico Andrew Haigh è un film estremamente raffinato, curato nei minimi particolari e soprattutto splendidamente interpretato da una divina Charlotte Rampling ed un bravissimo Tom Courtenay, insigniti dell’Orso d’Argento per la migliore interpretazione femminile e maschile.
Particolare ed inusuale, proprio come l’anniversario che i due interpreti si apprestano a festeggiare, il film ci traghetta in una escalation di emozioni che si manifestano nella breve durata di una settimana, in cui vengono scardinati poco alla volta ma inesorabilmente i sentimenti di fiducia e lealtà che i coniugi Mercer avevano posto alla base del loro rapporto. Un breve tempo in cui accade molto, anzi tutto, rappresentato con la stessa intensità che avevamo già vissuto in Weekend, il precedente bellissimo lungometraggio di Haigh, passato nel 2011 al Festival Internazionale del Film di Roma ma mai uscito nelle sale italiane.
Un’annotazione particolare la merita Charlotte Rampling: gli occhi della sua Kate dicono tutto, dall’inizio della storia sino all’ultima splendida scena, proprio come i versi di Smoke gets in your eyes non più colonna sonora solo del suo matrimonio ma della sua vita: “… l’amore è cieco e quando il tuo cuore è acceso devi renderti conto che hai del fumo negli occhi … ma oggi che il mio amore è passato … ed io non posso nascondere le lacrime … allora sorrido dicendo: quando la fiamma d’amore si spegne tu hai del fumo negli occhi …”.
data di pubblicazione 22/11/2015
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