(Teatro Argot Studio – Roma, 6/18 ottobre 2015)
Una Fata-Farfalla, appena uscita dal suo bozzolo dove ha studiato assennata per 20 giorni, si affaccia alla vita in un bosco rigoglioso, carico di colori e di speranza: il mondo. Un manuale è tutto quello che ha per gestire al meglio la sua vita lunga un solo giorno e per imparare a usare le sue splendide ali. La vita della protagonista di Effimera (una bravissima Dacia D’Acunto), il monologo inedito di Stefano Benni presentato al Teatro Argot, è un impeccabile sunto della vita dell’uomo. Soltanto che Dacia D’Acunto è talmente credibile come fata-farfalla, o streghetta del bosco, che nelle ultime battute dell’opera pensi: “ma una farfalla mi sta aprendo gli occhi sulla cecità e l’ottusità degli uomini e su quanto tempo sprechiamo inutilmente?”. Ebbene si.
Il monologo di Benni, dal linguaggio come sempre geniale, carico di ironia – Nessun fiore regalerebbe mai un uomo alla sua ragazza -, cinismo, parole inventate e costruite creando un nuovo vocabolario dell’assurdo, condensa nell’unico giorno di vita della Fata-Farfalla quello che l’uomo pigramente a volte compie solo in parte durante la sua intera esistenza. A rendere simili La vita fugace e quella apparentemente infinita, rispettivamente, della Farfalla del bosco e degli uomini ci sono i desideri: il “desiderio” è il topos del monologo. Ci sono desideri semplici, altri più complessi, desideri neri, ma comunque non vi è essere della Terra che non trascorra la sua vita alimentando, perseguendo, realizzando, distruggendo desideri. Il desiderio come motore delle nostre giornate, fonte di fantasia. Ma il desiderio, per la nostra pigrizia e le nostre paure, si tramuta spesso in una pericolosa “rete” in cui non la ragazza-farfalla, che consapevole della sua brevissima vita non ne sprecherà nemmeno un istante, bensì l’uomo cade facilmente sprecando il suo tempo apparentemente infinito. Quanto tempo sprechiamo a desiderare per poi rimandare a un altro giorno la realizzazione di ciò che vorremmo? Quanto tempo sprechiamo a immaginare cosa vorremmo e potremmo fare, come realizzare un desiderio per rimanere paralizzati nello “stagno” del “poi ci provo” e accorgersi che invece “domani” è troppo tardi? Con la sua leggerezza, con i suoi occhioni incorniciati nei capelli rosso rame Fata-Farfalla scruta il mondo, le sue meraviglie per assaporare ogni istante e meraviglia della vita e nella sua semplicità vitale prova a destarci dal nostro torpore, dalla pigrizia con cui viviamo nell’inganno di una vita infinita. Forse il giusto compromesso potrebbe essere un mondo tra l’effimero e l’infinito, dove non si muore ma si resta incantati. Ma, appunto, è una realtà utopistica, un lusso che non possiamo permetterci e per questo dobbiamo vivere come ci insegna l’Effimera Farfalla ormai donna.
data di pubblicazione 10/10/2015
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