Ho stentato a finirlo.
Il mio personalissimo parere è che il libro sia reso faticoso a causa di un linguaggio eccessivo che sposta l’attenzione del pubblico dalla storia che si vuole narrare all’architettura delle frasi, alla ricerca continua di termini desueti, alla costruzione del periodo, per i miei gusti, troppo intricato, tortuoso, che manca di chiarezza con flashback improvvisi che lasciano spiazzati e obbligano a tornare indietro e rileggere il brano dall’inizio…
Un esercizio stilistico fine a se stesso che toglie potenza ai personaggi per altro mirabilmente costruiti, che fa perdere il lettore e rende meno potente il messaggio che l’autore vuole fare arrivare perché nascosto in un mare di parole, parole, parole…
La storia è interessante.
Quando si poggia il blocco note e l’evidenziatore, ci troviamo spettatori in uno spaccato della Bari bene, purtroppo dilaniata dagli interessi personali che distruggono tutto quello che è di ostacolo alla creazione di potere e altro denaro. Queste vicende ci arrivano attraverso la storia di una potente e ricchissima famiglia: padre palazzinaro, madre disposta a chiudere gli occhi su tutto pur di mantenere il suo status, e i figli che oscillano continuamente tra l’odio per ciò che il padre rappresenta e le comodità di cui usufruiscono proprio per quel che il padre rappresenta.
Una bella storia.
Speriamo che il prossimo libro salvaguardi più i contenuti che la forma.
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