“Tesoro ma non hai cenato?” … “si ma ora ho fame!”. Con questo scambio finale di battute tra madre e figlia (Anna Galiena e Jasmine Trinca) volgono al termine gli ultimi minuti del nuovo film diretto da Sergio Castellitto che si svolge nel tempo di una serata a cena fuori tra una coppia in crisi. Nessuno si salva da solo riporta sul grande schermo un tema caro ai registi italiani degli ultimi anni, ovvero quello delle nuove famiglie dei trentenni contemporanei: coppie sempre troppo spesso segnate dallo scontro tra passione e precarietà – d’animo e lavorativa – che finisce con il rendere il nucleo familiare sempre più fragile e utopistico. Gaetano e Delia (i 2 protagonisti interpretati da Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca) appartengono a due realtà familiari socialmente diverse eppure uguali: nell’infanzia e nell’adolescenza di entrambi ha inciso il peso di figure genitoriali che sotto profili differenti sono state tradizionali e al contempo anomale e che, in modi diversi, li hanno segnati profondamente. E proprio questo è il primo messaggio del film: la famiglia ci segna. Se un genitore o entrambi, anche in buona fede o semplicemente per distrazione, ci provocheranno un trauma ecco che quel gesto, quell’episodio, il clima domestico ci segnerà per sempre e segnerà quello che proveremo a costruire come compagno/a, come marito/moglie e come genitore. Accanto al “giuoco delle parti” dei personaggi delle famiglie dei due protagonisti, nella narrazione della loro storia assume un peso specifico l’elemento del cibo – ma per fortuna con sfumature decisamente soft rispetto a quelle dell’ultimo lavoro di Saverio Costanzo, Hungry Hearts -: i sintomi di un’intolleranza alimentare sono l’occasione che fa incontrare il “tamarro” Gaetano con la nutrizionista Delia; i di lei problemi con il cibo durante il liceo – scaturiti dalla presenza troppo sexy, femminile e ingombrante della mamma (un’impeccabile Anna Galiena nel ruolo di madre, nonna e suocera). E, prima di tutto, è proprio una cena al ristorante – apparentemente finalizzata all’organizzazione delle prime vacanze estive da figli di genitori separati dei piccoli Cosimo e Nicola – a dare inizio alla narrazione della loro storia d’amore. Che la sceneggiatura di Margaret Mazzantini proiettata sul grande schermo grazie all’occhio sensibile di Sergio Castellitto, che si destreggia come piace e lui tra continui flash back, avrebbe colpito lo spettatore e che Nessuno si salva da solo non potesse lasciar indifferenti era ovvio. Tuttavia, questa volta la storia non convince fino in fondo: Gaetano non persuade come grande innamorato di Delia, considerato che cade nel banale clichè tradendola con la biondina svampita, sciocca e sbiadita. Così come non convince l’interpretazione di Scamarcio – rigido nella sua immagine a volte un po’ troppo piena di sé – e di Jasmine Trinca (sicuramente 10 e lode per i primi piani dei suoi occhi che riempiono i silenzi del film) la quale affettata in una recitazione talvolta troppo di maniera finisce con il mangiarsi le parole fino a non rendere nell’unico momento di sincerità in cui Delia – rigida, dura e bugiarda anche con se stessa – scoppia a piangere con rimmel colato. L’interpretazione dei due attori non tocca tutte le corde giuste e non arriva fin dove Castellitto è capace di arrivare (come fece, ad esempio, con Penelope Cruz in Non ti muovere). Un po’ frettoloso il ruolo del deus ex machina affidato ai personaggi di Roberto Vecchioni accompagnato dalla splendida e magnetica Angela Molina. Durante l’intera cena la coppia di mezza età, appassionata, sorridente e complice, fa da contraltare alla tensione, alle accuse, agli insulti con tanto di lanci di gelato in faccia della giovane coppia neo separata. E proprio l’uscita dal ristorante insieme ai due sconosciuti e i pochi tratti di strada percorsi con loro ascoltando il verbo filosofeggiante di Vecchioni diventano il tavolo in cui si rimescolano le carte della partita di cuore e sentimenti tra Gaetano e Delia. Alle 4 del mattino Gaetano accompagna a casa Delia, la bacia sulla guancia e ne va. Ed è così che a Delia, sotto le note e la voce toccanti Lucio Dalla, viene improvvisamente una gran fame: cibo e amore, cibo e passione. Perché il vero amore non fa venir solo le sdoganate “farfalle nello stomaco”, ma spesso quando lo incontri, o quando lo ritrovi, viene un sanissimo e gustosissimo appetito. E la poesia di Lucio Dalla di quell’“appetito” è la colonna sonora per eccellenza.
data di pubblicazione 23/03/2015
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