Mi sbaglierò, ma dev’essere stato durante la tournèè in cui hanno lavorato insieme Vincenzo Pirrotta e Luigi Lo Cascio in Diceria dell’untore, dev’essere scattato un qualcosa in quel periodo, per far nascere in entrambi l’interesse, la spinta a interrogarsi sull’origine della follia. su come e perchè un essere umano (o un popolo) possa transitare dalla VITA alla TRAGEDIA quasi senza accorgersene.
La riscrittura dell’Otello in siciliano che Luigi Lo Cascio ha scritto, punta molto su quest’aspetto: le passioni che si trasformano, che possono diventare fanatismo, perché nel deserto della solitudine umana fa presto a germogliare un seme cattivo. Specialmente una mente primitiva come spesso è la mente maschile, sicuramente com’è quella di OTELLO (inteso come Archetipo, non si tratta di una traduzione pedissequa di Shaekesperare ) con facilità possa diventare vittima di sentimenti negativi quali gelosia e possessività, fino alle estreme conseguenze.
Comincia dalla fine, come in un flashback da incubo, la rievocazione della vicenda, nella suggestiva nebulosa scena, come nebulosa è la mente umana. Si vede Jago incatenato che vomita il suo livore; si vede una donna ferita a morte (la toccante Desdemona di Valentina Cenni) che piange la fine di un amore, piuttosto che della vita terrena. Poi subentra una sorta di coreuta, un soldato che con passione (il bravissimo Giovanni Calcagno) fa rivivere le stazioni del nero cammino verso la tragedia. In un gustoso finale (che però spezza la tensione drammatica delle quasi due ore di bellissimo spettacolo) ambientato sulla luna, Otello, come Orlando, cerca Desdemona perché sulla luna ci sono le anime delle donne che abbiamo ammazzato e il soldato che lo accompagna come un novello Astolfo, sigla un finale quasi etico con esortazione alla ragione.
Se Lo Cascio attore è uno Iago forte e inconsueto. Vincenzo Pirrotta è il miglior Otello non accademico che si potesse immaginare; riassume lui stesso la potenza il senso di tutto lo spettacolo, attingendo al suo background di cuntista, alla sua fisicità possente ma anche infantile, alla sua Mitica tragicità.
data di pubblicazione 18/03/2015
Il nostro voto:
Alcune riflessioni personali:
Otello di Luigi Lo Cascio ,al Quirino ,ha la pelle bianca. L’ affermazione lanciata come una provocazione dal cantastorie, nella premessa ai fatti , arriva come un colpo al cuore e accende la mente.Se chiediamo di Otello ,dice l aedo prima dello svolgersi della tragedia,la gente si ricorda solo che era nero ,non sa e non capisce il groviglio di sentimenti che lo hanno spinto alla gelosia che si intrecciano con la paranoia e il delirio di Iago;la gente non ricorda , trascurando proprio ciò che conta :seguire il filo di quello scivolare verso la follia … Una storia lontana che sembra descrivere le origini e le caratteristiche di tanti ,troppi ,drammi dell odio e della gelosia che oggi chiamiamo femminicidi.
In bianco e nero ancor prima di ogni altro monologo ,appannate come a volte succede per i ricordi scorrono sullo schermo che fa da sfondo al palcoscenico le immagini che raccontano la storia del fazzoletto ;il suo significato di testimonianza di fedeltà e purezza di legame fedele o di morte per le
generazioni precedenti a quella di Otello, per i suoi nonni e bisnonni,come se il destino o meglio l inconsapevolezza delle radici profonde interiori del nostro agire e del nostro pensare hanno origini antiche che se dimenticate vengono rivissute, ripetute.Lenta e attesa è la trasformazione dell innamoramento in paura gelosia odio Quel riconoscersi dell uno come il completamento dell altra sembra implacabilmente sciogliersi insieme allo svolgersi di una specie di cinematografo interno che colora l immagine della persona amata del nero dell angoscia e dell odio instillati nell anima da Iago ma pronti ad attecchire in Otello Desdemona e Otello la bellezza e la forza, la nobiltà e la rudezza ,la lingua perfetta e la corporeità del siciliano,vedono nell altro i propri desideri i propri sogni ma non riescono a conoscersi veramente. Ognuno è’ prigioniero di se stesso e spera di essere liberato dall altro . Lo stesso Iago non è’ semplicemente un traditore è’ un uomo traumatizzato dalla scoperta improvvisa e casuale del tradimento della madre da bambino,una ferita che non si rimargina,che si prova a seppellire e che riemerge in una realtà distorta che vede in ogni donna una puttana …è’ così che Otello esce di senno il dolore si mescola alla rabbia i pensieri accelerano si confondono come in un nastro audio ad alta velocità … E sono tradotti In una angosciosa insalata di parole che si strozza in urlo fino alla perdita della coscienza… Il risveglio è l insorgere di una nuova psicotica visione del mondo… Ho pensato alla tragedia dell airbus e a quel pilota dai pensieri impazziti. Una perdita di senno che Otello cerca come un novello Astolfo sulla Luna. Una metafora della necessità di fare i conti con le emozioni potenti con il crepuscolo del mondo interiore con l ombra. La coscienza da sola non ci salva.