(Caffè Letterario – Roma, 2 marzo 2015)
Nella vita – ci sono cose – nella vita – ci sono – cose – nella vita – molte cose – che non vorresti vedere – nella vita – ci sono cose – che non avresti mai immaginato – cose (…). Con questi fulminei tasselli di un mosaico vocale dal ritmato eco/rimbalzo tra le quattro attrici protagoniste, si apre la rappresentazione Mosaico di Donna – Vetustà scritto da Cecilia Bernabei. Il testo, espressione di un maturo lavoro di drammaturgia, incanta e regala al pubblico un ritratto universale ed eterno del significato di essere “donna” e della sua condizione immutata nel tempo attraverso i profili, a tratti classici e a tratti inediti, di cinque personaggi femminili appartenenti a paesi, epoche e contesti sociali differenti e lontani tra loro, ciascuno simboleggiato da un oggetto che ne sintetizza superficialmente l’immagine tradizionale tramandata dalla storia. I tasselli del Mosaico di Donna iniziano ad essere ordinati partendo da Penelope, la quale dopo aver ripetuto annoiata le sue famigerate qualità di donna forte e paziente tramandate nei secoli, finalmente da voce alla sua vera essenza, fatta anche di paure e fragilità. Penelope scende dal piedistallo dove era stata “imprigionata” come sommo esempio di virtù, di devozione assoluta e si confessa per quello che è: una donna complessa e semplice, una donna come tutte le altre donne. Con estrema lucidità si ribella alla (sola) immagine di moglie e madre perfetta confessando una sua debolezza che sino ad oggi è stata omessa (probabilmente) per mano di quel disperato bisogno patriarcale di tappezzare la storia e la società con il mito e la leggenda di donne stereotipate come virtuose e impeccabili. Fa poi il suo ingresso la debole, confusa e agitata Messalina. Dall’icona di donna balzata agli onori della cronaca e degli archivi storici esclusivamente per le sue trasgressioni, i suoi adulteri e le vendette di palazzo, la Messalina di Cecilia Bernabei si sofferma sui dolori, sui traumi subiti – non curati e consolati da amore e rispetto e per questo, poi, degenerati – da una quattordicenne costretta dall’imperatore Caligola a sposare un uomo trent’anni più anziano di lei, corrotto, zoppo (Claudio). Tuttavia, la luce fatta sulle sofferenze e i drammi interiori di Messalina non riescono a restituirle alcuna dignità e benevolenza tanto che persino il terzo personaggio femminile, Rosvita di Gendersheim, la condanna con il crocifisso tra le mani senza alcun accenno di perdono cristiano. Ma anche Rosvita, apparentemente dedita alla morigerata vita di Chiesa, non fu solo religiosa devozione a Dio. La poetessa si ribellò con discrezione, grazie alle sobrie spoglie dell’abito monacale e ai silenziosi corridoi dei monasteri, alla figura di donna sottomessa e silente per dare voce al suo pensiero e trattare, nonostante fosse una donna, temi osteggiati come il peccato, il demonio, la corruzione attraverso la scrittura e il Teatro, assumendo una veste eversiva per gli anni del buio Medioevo. E’ poi il turno dell’eterea Costanza D’Altavilla, una “lady di ferro”, emblema della razionalità stratega che così operò mossa dalla passione e dall’amore sconfinato di moglie e di madre; amore che poi si mostra al pubblico come la sua più grande debolezza: per amore divenne “schiava” del ruolo integerrimo di sovrano calcolatore, guida inarrestabile e tenace del suo popolo. A completare il Mosaico giunge la poetessa Christine De Pizan annunciatrice del progetto “La città delle Dame”: progetto estremamente attuale – e ancora oggi utopistico – di una città in cui accogliere tutte le donne che vogliano condividere le proprie storie, fatte di drammi, successi, sofferenze, soprusi e amore. Una città delle donne e per le donne che, grazie alla loro stessa forza, il loro coraggio, la loro pazienza, dovrà poggiare su fondamenta d’acciaio per accoglierle, sostenerle e proteggerle. Una città in cui si cureranno le ferite, tuteleranno i diritti e i sogni di tutte le donne (ancora oggi troppo spesso violati, infranti, calpestati e soffocati), si darà spazio al confronto delle esperienze per farne tesoro. C’è l’intero universo femminile in questo spettacolo strutturato in un atto unico da non perdere. Così come da non perdere è la lettura del testo che si spera di trovare presto nelle librerie!
data di pubblicazione 04/03/2015
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