La grande novità del teatro in Italia nel secondo dopoguerra ( e in definitiva la sua forza ) si ebbe grazie all’affermarsi, anche nel nostro paese, (con notevole ritardo rispetto, per esempio, alla Francia e alla Germania), del cosiddetto “teatro di regia” cioè di quel teatro dove tra il testo e la sua rappresentazione si inserisce l’opera mediatrice, scientifica, interpretativa, del regista, a volte ingombrante, a volte meno, ma a mio avviso sempre indispensabile.
Il 1945, data che gli storici del teatro, se vogliamo un poco semplicisticamente, stabilirono come data di inizio del teatro di regia, coincide con la messa in scena di Parenti terribili di Cocteau ad opera di Luchino Visconti, a cui segui’ la nascita del Piccolo Teatro di Milano con Giorgio Strehler e a Roma l’attività di Orazio Costa che fu non solo regista ma maestro di generazioni di attori,tra cui Ronconi stesso. A loro si aggiunsero via via altre personalità registiche come Giorgio De Lullo, Luigi Squarzina, Giancarlo Cobelli, Franco Enriquez, Massimo Castri e molti altri che hanno creato straordinari spettacoli alcuni dei quali rappresentati in tutto il mondo.
Gli ultimi anni hanno, ahinoi, visto la scomparsa di quasi tutti loro, cominciando da Strehler, morto nel 1997 fino a Ronconi, mancato l’altro giorno, ultimo di quella generazione prodigiosa e irripetibile che nonostante i suoi 82 anni ha continuato fino alla fine ha continuato a regalarci creazioni straordinarie.
Come tutti sanno Luca debuttò negli anni Cinquanta come attore ma ben presto nel ruolo di interprete iniziò a sentirsi stretto. Vittorio Gassman nella sua autobiografia ha testimoniato di quanto Luca tendeva ad “allargarsi “,a prendersi la responsabilità dello spettacolo intiero.
Gli inizi come regista non furono facilissimi per la ritrosia del mondo teatrale ad accettare certe idee e tesi altamente innovative. Fu dopo il famoso Orlando Furioso del 1969, primo esempio italiano di “teatro totale”, un successo planetario, che il talento visionario ed estroso di Ronconi cominciò ad essere apprezzato dando il via la alla costruzione del suo mito. In 50 anni ha messo in scena classici e contemporanei, grandi romanzi, opere liriche, perfino testi di scienza e di economia, e pure testi da tutti dichiarati “ irrappresentabili (basti pensare alle nove ore quasi integrali di Strano interludio) ma che in mano sua si tramutavano in stimolanti operazioni che ad ogni frammento rivelavano un’intelligenza fuori dal comune.
Se Strehler creava spettacoli poetici, di incredibile ritmo e musicalità, Ronconi tendeva invece a vertiginose indagini dove si sprecavano le sollecitazioni e gli interrogativi, quasi fosse un Kubrick della scena teatrale. Non si può poi dimenticare il Ronconi guida d’attori, anche la generazione degli attuali dai 40 ai 50 anni gli deve tutto: da Massimo Popolizio a Galatea Ranzi, da Luca Zingaretti, a Favino a Gifuni, tutti talenti da lui valorizzati.
Oggi fare un teatro di regia di alto livello è diventato complicatissimo: crisi economica, crisi di valori, morte di tutti i maestri, scarsa volontà di sacrificio e di approfondimento in un mondo che corre troppo. Per questo il dopo-Ronconi appare nebuloso …
Beato a chi ha vissuto quei tempi di passione di ardore per il mestiere, mi considero fortunato di aver visto almeno in parte quei meravigliosi spettacoli!
Il Teatro di Roma, di cui Ronconi fu direttore per molti anni, dedicherà la sera di domenica 8 marzo in onore suo. Da non perdere.
data di pubblicazione 24/02/2015
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