collaborazione musicale di Gianfranco De Franco
(Teatro Quirino – Roma, serata speciale 6 febbraio 2025)
Il primo epocale monologo di un teatrante calabrese che con coerenza e puntiglio racconta storie della sua terra veicolando con autenticità (e invariabili difficoltà per lo spettatore) il proprio dialetto (è di Castrovillari) nello sforzo di un’assoluta veridicità rispetto al racconto che si dipana come una triste storia del sud. Trilogia romana da non perdere.
Pascalina è una donna semplice che pascola le pecore e sogna il matrimonio. Aspetta il suo turno, mettendosi in coda rispetto a sorelle più grandi. Pensa di non farcela a coronare il suo obiettivo e, incautamente, si concede prima delle nozze. Per sua sfortuna rimane incinta e infrange l’onore familiare. Facile chiamarla Buttana. Sarà il fratello a rovesciarle addosso il kerosene avvolgendola in un rogo senza pietà. La Ruina spezzetta la vicenda con tanti piccoli stacchi sottolineati e resi dolenti dal commento musicale. Straziante come il lento dipanarsi della sorte. Però Pascalina sopravvive. Ha ferite e ustioni formidabili ma ce la fa. Anche se il mento le rimane attaccato al petto riuscirà a mettere al mondo un bambino e potrà dire con orgoglio che suo figlio Saverio è nato lo stesso giorno di Gesù. Anzi, al contrario, con sommo zelo, che Gesù è nato lo spesso giorno di Saverio. Strumento del mistero della fede. Spettacolo di rara intensità emozionale in cui il rovesciamento (l’attore uomo che fa la donna) passa quasi inosservato metabolizzato dalla tensione drammaturgica. Ogni tanto, nel dramma, si riesce anche a ridere per la paradossalità della condizione femminile negli anni ’70. La donna disonorata è una cosa, è una vergogna familiare che deve essere cancellata. Scenografia spoglia, bastano due sedie per fare arte.
data di pubblicazione:07/02/2025
Il nostro voto:
0 commenti