Parigi 1977. Abbandonata la carriera da quattro anni, la Callas (A. Jolie) sogna di poter tornare a cantare. Sullo sfondo di un’affascinante Parigi va in scena l’ultima settimana di vita della Divina. I suoi ricordi, i suoi amici, i fantasmi di un Passato che si fonde con il Presente…
Con MARIA, presentato a Venezia 81, Lorraìn conclude la trilogia delle donne iconiche del ‘900: Jackie (2016) e Spencer (2021). Il regista cileno è un maestro nel disegnare ritratti cinematografici. Sa come realizzare un biopic fuori dal convenzionale che lascia libero spazio alle emozioni e interpretazioni degli spettatori. Fedele alla sua cifra stilistica, il cineasta racconta un destino solo per piccoli tocchi e per frammenti di vita uniti da un velo di fantasia. Fra Realtà e Finzione ci offre quindi splendidi momenti di plausibile Verità. Diciamolo subito, MARIA è un film dove Forma e Sostanza si uniscono. Una rappresentazione formale che non ha però nulla del trip estetico o estetizzante. Al contrario, è una riflessione sullo spazio, i luoghi, il tempo e la memoria. Parigi (quasi una bellissima coprotagonista), la casa, il pianoforte, gli arredi e i costumi di scena sono infatti per la Callas lo stimolo per le sue visioni in cui il Tempo diviene onirico e sospeso fra reale e illusorio. L’accumulo ricercato dei dettagli consente di entrare meglio nella psicologia della protagonista. Un ritratto drammatico ma delicato di una donna dal fragile equilibrio, profondamente ferita nell’anima.
Il regista evita ogni cliché. La messa in scena è elegante, la fotografia è ottima e alterna il colore a uno splendido bianco e nero. Il ritmo e il montaggio sono quasi perfetti. L’intero film è ovviamente immerso nella musica, le arie di Verdi, Bellini, Puccini sottolineano le sensazioni, ci commuovono e ci restano a lungo dentro. Al centro di tutto la magistrale interpretazione della Jolie: magnetica, intensa, ironica e toccante. Una performance che merita per lo meno una nomination agli Oscar. L’attrice scava nel personaggio e ci regala, al di là di una somiglianza fisica che è riduttivo andare a cercare, il rimarchevole ritratto di un’altera fragilità dietro la maschera di Diva. Ottimi anche i comprimari: Favino, Rohrwacher e Golino.
MARIA è un film drammatico, diretto e interpretato con eleganza ed equilibrio. Potrà sedurre ed emozionare ed essere giudicato di rara bellezza. Al tempo stesso potrà anche lasciare disorientati o delusi ed essere giudicato freddo e frammentario. A maggior ragione, è un film che merita assolutamente di essere visto!
data di pubblicazione:06/01/2025
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