LA SANTUZZA di Cetta Brancato, regia di Vincenzo Crivello

con Anna Raimondi, Maurizio Maiorana, Sebastiana Eriu, Vincenzo Crivello

(Teatro Santa Cecilia – Palermo, 5 dicembre 2024)

È molto umana, la Rosalia di questa pièce teatrale. Nel suo esilarante monologo di apertura quanto negli accesi dibattiti con gli altri personaggi. Da san Benedetto il Moro al Genio di Palermo.

Patrona della città, per aver liberato i suoi abitanti dalla morsa della peste diversi secoli or sono, Rosalia è una donna stanca, esausta. Scalza e a tratti discinta. Sfinita da quattrocento anni di “santità”. Una santità profanata da ridicole processioni in abiti carnascialeschi. Una donna, dunque. Che troppi anni di solitudine – sull’eremo della Quisquina o nelle grotte del Monte Pellegrino – hanno fatto dimenticare “cosa sono gli uomini”. Cosa sono veramente, questi uomini? Sono lingue, innanzitutto. Lingue che parlano, o pregano, comunque chiedono. Con grida sguaiate o con cantilene monocorde. Oppure con tono sommesso, come quello di cui Belzebù in persona (che qui ha la voce di Ricky Tognazzi) riveste le proprie lusinghe.

Sono uomini diversi, che invocano – ciascuno per sé – il miracolo. Ma solo quando il male estremo li “tocca” da vicino, pronto ad esplodere come un bubbone. E una sola donna, una “santuzza”, costretta in un diminutivo mortificante malgrado la sua antica aspirazione a compiere il più “grosso” dei miracoli, in una città così controversa. Di acque dolci e fiele.

Si prepara al “festino”, come ogni anno, Rosalia. Acconciata e abbigliata come un fenomeno da baraccone, con l’ausilio della sua Perpetua, incarnazione dello spirito popolare (al femminile) più devoto e fedele. Ma sognando una sacralità silenziosa. Come quella della Natura, madre e dea, consolatrice delle miserie umane. E qualcuno che non la lasci da sola “in mezzo ai botti”. E magari, di poter scrivere un libro, con la sua vera storia.

Perché “una donna può rinascere al mondo solo se racconta sé stessa”.

data di pubblicazione:6/12/2024


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1 commento

  1. Concordo: molto interessante il testo; bravissima Anna Raimondi! Grazie Daniela

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