con Vittoria Belvedere, Benedicta Boccoli, Debora Caprioglio, Ermegildo Marciante, Beatrice Coppolino e Claudio Cammisa. Regia di Enrico Maria Lamanna, traduzione e adattamento di Marioletta Bideri e Enrico Maria Lamanna
(Teatro Manzoni, Roma, 7/24 novembre 2024)
Giallo vaudeville dai dialoghi scoppiettanti. Non fa in tempo ad arrivarti una battuta che è già in cantiere la successiva. Allo scarso interesse per l’identità dell’assassino corrisponde la vivacità dei personaggi in una versione completamente al femminile. Si intuisce un ritmo americano, di altro continente. E le caratterizzazioni sono riuscite. Ampia tenitura (18 giorni) e successo corrispondente.
Non sono solo starlette televisive o cinematografiche le tre attrici che intessono la fitta di due tempi che sono evidentemente più comici che drammatici. E mostrano una perfetta empatia tra di loro, senza strapparsi le battute contando sul supporto di bravi caratteristi. Dunque il percorso è più importante dell’approdo finale (la rivelazione dell’assassino). Che non riveleremo. Ma ovviamente la sorpresa è in serbo con un teatro leggero ma intelligente. Provocazioni sul politicamente corretto. Non a caso la citazione più gettonata è quella delle tette. Le attrici fanno in gara a sottolineare una sorta di competizione tra le proprie misure con un vivo senso dell’ironia, ovviamente concessa a soggetti femminili. Storia di amicizia, di rivalità dissimulate, di intrighi, di amori, di dissidi familiari e di sesso opacizzato e virtuale. Il Manzoni mostra segni di grande rinnovamento di repertorio mentre le attrici scherzano con disinvoltura sulla propria età. Ma questa è la classica evoluzione sui palcoscenici teatrali. Teatro leggero per tutto loro nella maturità di carriera, magari sulla scia quarantennale di una Paolo Quattrini. C’è chi copre più ruoli con abilità anche se non ha il dono dell’ubiquità. Il serial killer è troppo spassoso per essere vero. E sarà poi un uomo o una donna?
data di pubblicazione:22/11/2024
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