EMILIA PEREZ di Jacques Audiard, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

Messico. Manitas (Karla Sofia Gascòn) capo di un cartello della droga ingaggia un’avvocatessa (Zoe Saldana) brillante ma intrappolata in un lavoro senza avvenire. Le offre l’opportunità della sua vita. Simulare la sua morte, provvedere a sistemare la moglie (S. Gomez) ed i due figli in Svizzera e poi… Poi aiutarla a realizzare il suo più grande desiderio, divenire ciò che ha sempre desiderato di essere veramente. Divenire donna! Poter così vivere apertamente ed autenticamente la vita con la sua intima identità. Manitas sarà Emilia Pérez! ma…

 

Al giro di boa della seconda settimana della Festa arrivano i pezzi da novanta. I film e gli Autori che hanno già avuto riconoscimenti importanti.

Audiard è uno sceneggiatore e regista ampiamente affermato ed apprezzato. Dal ’94 ad oggi ha diretto solo dieci film, eppure ha già fatto ampia collezione dei premi maggiori a Cannes ed a Venezia e gli manca ormai solo l’Oscar. Emilia Pérez è il film dell’anno! A mio parere ha anche ottime chances di entrare fra le nomination finali e di vincere!

Il cineasta francese è un autore che ha già dimostrato di sfuggire agli schemi e di saper abilmente cambiare registro ad ogni suo lavoro. Ha vinto la Palma d’Oro con un film sull’immigrazione, un Grand Prix con uno carcerario, un Leone d’Argento rivisitando il western, ha narrato storie d’amore… Con questa sua nuova realizzazione, per cui a Cannes ’24 si è dovuto accontentare del Premio della Giuria e di quello per la Migliore Interpretazione Femminile dato ex aequo alle sue quattro protagoniste, ci sorprende ancora di più e ci regala il mai visto finora!

Un film immenso, visualmente mozzafiato ed estremamente profondo. O meglio, tre film in uno del tutto nuovo ed innovativo. Un thriller, una commedia mélo ed un musical. Il neonoir alla Michael Mann fuso con le esagerazioni liriche alla Almodovar che confluiscono insieme in un musical. Si badi bene, non in uno alla Broadway fatto di virtuosismi canori ma, al contrario, in uno con musiche, ritmi, sonorità e testi particolari e coinvolgenti che rimandano alle voci, ai brusii e ai rumori della realtà. Una musica che fa risuonare le parole, le lega fra loro e le collega alla messa in scena con coreografie perfette. Un’esperienza fisica pirotecnica. Sulla carta una scommessa tanto improbabile quanto coraggiosa e folle. Audiard avanza infatti su un filo sottile e ad ogni istante potrebbe cadere nel grottesco e nell’eccessivo. Sa invece molto bene quel che vuole e lo sa fare. Riesce a mantenersi su una rotta in cui tutto si concilia e si amalgama in un “nuovo”. Un nuovo fatto di incroci fra opposti e di audacie formali. Dopo l’immediato sconcerto occorre solo lasciarsi catturare e trasportare dal film, abbandonare la ragione e gli schemi, farsi prendere dalle emozioni e accettare il Cinema per quel che veramente è. Una magia, una macchina per inventare, per fingere e per illudere. L’autore infatti fondendo, con giochi visivi audaci, il maschile con il femminile, la violenza con la grazia, il polar con il mélo, la rabbia con i canti liberatori ha ottenuto un nuovo genere cinematografico. Quale? Non si può ancora sapere! E questa è tutta la forza e la novità del film. Vero Cinema totale!

Tanto più assurda sembra la vicenda, tanto più brillante è il risultato. Il Cineasta non si pone alcun limite al rischio di flirtare con l’inverosimiglianza, ciò che conta per lui è superare i limiti possibili del Cinema. Al centro del film i temi della trans identità, le ambiguità morali, le identità culturali. Storie di emancipazione, di realizzazione, di redenzione e di libertà. Libertà di essere ciò che si sente di essere dentro. Voglia di Potere e desiderio di essere amati per quel che si è. I destini di quattro donne capaci di reinventarsi, di battersi e di imporsi fra sogni, desideri, furori, rancori e rabbia vendicativa. Il regista gioca con le immagini in modo virtuoso. Immerge i suoi personaggi ora in luci ovattate, ora fluorescenti, ora cupe. Taglia lo schermo in due e poi in tre. Fa cantare le proprie eroine in mezzo a decine di figuranti. Il ritmo è incalzante. I testi sono vibranti. La messa in scena è magistrale e del tutto innovativa. Le coreografie perfette. Il cast è eccezionale e giustamente premiato. Le protagoniste sono veramente al vertice delle loro capacità artistiche. La coppia Gascòn e Saldana brilla su tutte e tutti ed è il cuore pulsante del film. In particolare la Gascòn, una vera epifania!

Emilia Pérez è quindi un film ridondante, smisurato e barocco, tanto folle quanto creativo che cattura e ammalia lo spettatore fino allo sconvolgente finale. Uno spettacolo totale. Un film che non può essere visto che in sala, su un grande schermo e con l’audio al massimo. Un’opera di una modernità e di una libertà geniali.

data di pubblicazione:22/10/2024








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