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L’ART D’ETRE HEUREUX di Stefan Liberski, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

J.Y. Machond (B. Poelvoorde) è un modesto e velleitario pittore “concettuale” che vive e lavora a Bruxelles. Insoddisfatto della sua vita artistica e personale è ad un punto critico. Quale migliore soluzione allora che stabilirsi nel luogo simbolo degli impressionisti, a Etretat in Normandia. Lì potrà avere i giusti stimoli ed ispirazioni atte a rigenerarlo come uomo e come artista e dipingere finalmente il capolavoro che gli darà l’auspicata fama e gli cambierà la vita. I luoghi, le scogliere, i panorami e gli incontri soprattutto quello con un pittore figurativo locale e con Cécile (C. Cottin) gallerista bella, intrigante e manipolatrice, gli faranno scoprire non la via per l’Arte ed il successo ma quella “molto più semplice” per la Felicità…

I cineasti francesi e con loro anche i belgi, non è nemmeno più una notizia ma solo l’ennesima conferma, sono divenuti ormai dei veri maestri nella capacità di proporre, scrivere, interpretare e realizzare commedie. Commedie di volta in volta divertenti, tenere, brillanti o anche agrodolci ma sempre eleganti, ben fatte e garbate. Film che sono spesso anche dei piccoli gioiellini cinematografici capaci di affrontare con coraggio e sensibilità anche temi seri e di mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa cioè Botteghino e Critica. Scoperte sempre gradite ed apprezzate, divenute quasi consuetudine qui alla Festa del Cinema di Roma.

Liberski, artista multiforme – regista, scrittore e sceneggiatore – è il primo a presentarsi al pubblico della Festa con questa sua piccola commedia con cui torna a dirigere dopo 10 anni. Affronta con garbo, empatia, ironia e leggerezza un tema non banale e certamente non da poco: come essere felici e come cogliere i veri valori della Vita. Il suo film ed il suo protagonista richiamano subito alla mente Jacques Tatì ne Le vacanze di Monsieur Hulot ed un non lontano film di successo: Emotivi Anonimi (2011). Anche oggi come allora al centro della vicenda ci sono personaggi candidi, teneri e fragili, quasi surreali, che la vita ha costretto ai margini e che hanno difficoltà ad esprimere i loro veri talenti. Personaggi onesti ed impacciati in cui ancora una volta lo spettatore potrà riconoscersi e sentirsi poi partecipe dei loro sforzi nel susseguirsi di situazioni sia divertenti che toccanti.

Come sempre dietro questi piacevoli risultati c’è un’ottima sceneggiatura, ben scritta, ben costruita in ogni suo elemento dall’inizio alla fine senza mai una caduta di tono. La messa in scena nella splendida Normandia è curata. Il ritmo è molto sostenuto e vivace. Il montaggio è serrato e non lascia tempi morti. I dialoghi poi sono sempre eccellenti, più che mai cesellati al dettaglio, veri e credibili e soprattutto coerenti con i personaggi. Al centro ovviamente i due protagonisti bravi a dar vita e corpo ai loro ruoli, perfetti nei tempi comici e capaci di esprimere con finezza, realismo e profondità interpretativa la girandola di sentimenti ed emozioni, la vulnerabilità e lo spaesamento. Oltre al perfetto stuolo di secondi ruoli concorre a dar manforte alla coppia anche F. Damiens splendido comprimario nei panni del pittore e bon vivant locale.

L’Art d’etre heureux è dunque una gradevole opportunità per andare al cinema e godersi una commedia tenera, profonda, ben scritta, ben diretta e ben interpretata. Un film che ci farà sorridere in modo intelligente ed anche riflettere, impartendoci anche una lezione di saggezza e di filosofia di Vita. Non poco e, soprattutto, non da tutti.

data di pubblicazione:18/10/2024








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