(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)
Presentato a Cannes, dove ha vinto il premio come miglior sceneggiatura, il film di Fargeat racconta di Elizabeth Sparkle (Demi Moore), una star ormai cinquantenne, la quale decide di assumere una droga misteriosa, “una sostanza” capace di replicare una versione migliore di sé stessa, di nuovo atletica, rivitalizzata, in altre parole più giovane. La trasformazione in Sue (Margaret Qualley), però, comporterà degli effetti tragici e irreversibili.
La sostanza di cui parla il titolo dura solo una settimana. La nuova versione di Elizabeth (Sue) dura quindi solo per 7 giorni, al termine dei quali dovrà riassumere la sostanza per far vivere la Elizabeth di prima, che tornerà a vivere per 7 giorni mentre la copia giovane (nascosta in bagno) si nutre e si ricarica, per poter fare altri 7 giorni e così via: una settimana ciascuna.
Corpi nudi e sangue a bizzeffe per riflettere sulla bellezza e su tanto altro. Le premesse ci sono tutte per affrontare quindi vari temi, quali la spietatezza dello showbiz (americano ma non solo), l’incapacità di accettare il tempo che passa, una società sempre più basata su canoni estetici che vanno molto oltre la normalità. Ecco, appunto, le premesse, ma per il resto non si avvertiva davvero la necessità di ridurre il tutto a un mega splatter, con salsa speziata di horror, con primi piani e battaglie vomitevoli ai più. Il film esagera volutamente spingendo fino all’estremo, con organi interni e liquidi fisici in perenne evidenza. L’impostazione al passare del tempo (che sembra non finire mai) diventa folle, esagerata e senza senso, un horror che è sì colorato, ma è retto solamente dalle performances di Demi Moore e Margaret Qualley che lottano senza effettivamente mai scontrarsi davvero. The Substance ci tiene a rammentare a tutti che il tempo è spietato e che dovremmo amare ciò che abbiamo senza fantasticare di tornare sempre indietro: a patto però che si vogliano accettarne gli effetti e i relativi risultati.
data di pubblicazione:30/10/2024
Che il film potesse essere divisivo si capisce persino dalla presentazione.. al contrario del recensore qua per me è una genialata volutamente “stomachevole” …e ci arriva per gradi partendo da lontano…cinematography (tecnica, sceneggiatura, montaggio) da oscar. Classica (infarcita di citazioni) e al contempo innovativa (quasi) priva di CGI..quindi un omaggio al cinema classico….