MADAME CLICQUOT di Thomas Napper, 2024

Siamo sul finire del 1700 quando Philippe Clicquot, proprietario di numerosi vigneti nella regione dello Champagne, decide di affidare la propria azienda al figlio François che sposa, giovanissimo, la ventenne Barbe Nicole Ponsardin. Seppur combinato, il matrimonio è molto felice e tra i due nasce una profonda intesa destinata a durare nel tempo. Ma l’improvvisa morte di François porterà la giovane vedova ad affrontare importanti decisioni.

Inizialmente osteggiata per la sua inesperienza dal suocero, che avrebbe preferito vendere al confinante Monsieur Moët i vigneti già fortemente in perdita a causa della eccentrica e non convenzionale gestione del suo giovane rampollo, Barbe Nicole contro il parere di tutti decide di proseguire l’attività del marito. Si farà affiancare da Louis Bohne, un commesso viaggiatore che lo stesso François aveva assoldato per ampliare l’attività. Questi le proporrà di esportare in Russia, nazione dove sino ad allora nessuno aveva osato spingersi. L’idea frutterà alla coppia in affari i primi insperati guadagni. Ma nel 1811 una vendemmia eccezionale chiamata “cometa” perché avvenuta in occasione del passaggio di una stella cometa nel cielo della regione dello Champagne (che pare favorì un’annata destinata a rimanere nella storia), suggellerà il successo della vedova Clicquot ed del suo omonimo champagne.

La pellicola, ambientata durante le guerre napoleoniche e prodotta da Joe Wright (regista di film quali Orgoglio e pregiudizioEspiazione e Anna Karenina), è basata sulla storia vera della Grande Dama dello Champagne che a soli vent’anni rivoluzionò l’industria del settore sfidando la famiglia e lo stesso codice napoleonico che, fatta eccezione per le vedove costrette dalle circostanze a prendere il posto dei mariti, non riconosceva alle donne alcuna attività imprenditoriale. Presentato nel 2023 in anteprima mondiale al TFF e successivamente alla Festa del Cinema di Roma, il film seppur ambientato in Francia ricorda le atmosfere di una certa cinematografia anglosassone in costume, oltre a vantare una fotografia che ci fa quasi sentire l’odore dei vigneti e dei suoi preziosissimi acini, in particolare nelle scene in cui Barbe si dedica alla chimica del suolo, accasciandosi sul terreno per cantare ai suoi vitigni, sino all’assaggio ripetuto del suo prodotto e al lungo studio delle tecniche di imbottigliamento. Ottimo il cast di attori, tra i quali spicca proprio Haley Bennet che infonde al suo personaggio lo spessore di una figura femminile all’avanguardia, appassionata, creativa; la affiancano un intenso Tom Sturridge nel ruolo di François ed un bravissimo Sam Riley che interpreta Louis Bohne. Il film, che non pecca certo di originalità per il tema trattato, rientra con merito nel novero di quelle pellicole che puntano un faro sul coraggio di certe figure femminili che hanno fatto la differenza in ambiti, sino ad allora, di esclusivo appannaggio maschile.

data di pubblicazione:11/09/2024


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1 commento

  1. L’indirizzamento sulla figura di Francois è macchinoso e contribuisce allo stile calligrafico del film, facendo perdere di vista quello che è il suo obiettivo determinato: l’affermazione di una donna in un mondo dei vitigni interamente maschile. Pregevoli musiche assai ben sintonizzati con il plot. Lo champagna è un eccellenza oggi anche grazie a questa pioniera.

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