traduzione e drammaturgia di Letizia Russo, regia di Andrea Baracco, con Valentina Acca, Flaminia Cuzzoli, Francesca Farcomeni, Federica Fracassi, Federica Fresco, Ilaria Genatiempo, Viola Marietti, Cristiana Tramparulo
(Teatro Quirino – Roma, 6/11 febbraio 2024)
Arriva finalmente a Roma dopo più di un anno dal debutto l’Otello prodotto dal Teatro stabile dell’Umbria che vede in scena un cast eccezionale di sole donne. Il regista Andrea Baracco e la drammaturga Letizia Russo trasformano il testo scespiriano in una tragedia universale. Iago condurrà Otello a una folle disperazione e per gelosia ucciderà l’amata Desdemona. (ph. Gianluca Pantaleo)
Non è l’Otello che ci aspettiamo di vedere, afferma nel prologo fuori dal testo Federica Fracassi, l’attrice che a breve entrerà nel ruolo di Iago. E forse non ne vedremo un altro così. Coinvolgente e vero, come sono vere le emozioni che guidano l’istinto umano. Ambientato in uno spazio e in un luogo indefiniti per vocazione a voler essere un dramma universale. Dramma della gelosia, certamente. Ma dramma soprattutto della parola che sa trasformare la realtà che vediamo. A teatro tutto è finto e Iago dimostrerà come dalla falsità può emergere una strana verità.
Nella gerarchia dei poteri, Iago occupa lo scalino più basso. Ha davanti a sé la perfezione di Otello, stimato generale e felice amante ricambiato. Per invidia – o forse perché è puro male – sente la necessità di distruggere l’armonia dalla quale è escluso. E ci riesce, non solo per obbligo di tragedia. È puro male, è vero. Eppure nel teorema espresso dalla nuova traduzione, che aggiunge poesia a poesia pur nella riduzione del testo con una regia attenta a porre il giusto accento alle scene chiave, Iago è anche colui che porterà Otello a scoprire la realtà della natura di cui è fatto e che lo porterà a uccidere Desdemona. Iago conosce l’animo umano ruga per ruga, ne sa intercettare i movimenti più segreti. È regista, attore, drammaturgo e anche spettatore attento. Le parole di inganno e illusione che pronuncia saranno in grado di incidere e cambiare la realtà che si disvela davanti ai suoi occhi. Nella casualità di ciò che accade sarà bravo a trasformare un temporale in tempesta.
La perfezione è costruzione, artificio che va scoperto e smantellato. Ciò che appare armonico al fondo non lo è. Lo dimostra la scena disegnata da Marta Crisolini Malatesta. Una geometria simmetrica di edifici costantemente invasa da ombre proiettate e da riflessi che ne cambiano le proporzioni (le luci sono di Simone De Angelis). Ma anche il linguaggio dei costumi di Graziella Pepe. Tutte le attrici vestono panni maschili, tranne Emilia, il personaggio a cui è affidato lo svelamento della diabolica trama ordita dal marito Iago. Otello e Desdemona addirittura vestono allo stesso modo, come a dire che Iago va a colpire e a dividere la stessa persona e non due amanti. Insomma, domina la litote del “io non sono quello che sono”, le cose non sono così come appaiono. Un messaggio che mina le nostre certezze.
Menzione a parte merita Ilaria Genatiempo nel ruolo del protagonista. Un’attrice di una forza incredibile, quasi bestiale, dai sentimenti sinceri e dall’energia travolgente. Recitato da una donna (e da lei in particolare) il ruolo di Otello libera emozioni che altrimenti rimarrebbero sopite in un’interpretazione maschile. Non c’è il senso dell’onore da difendere. Non c’è da salvare la faccia davanti a sovrastrutture culturali. C’è il dolore vero, il vero sentimento di un’umanità offesa, tradita (dall’amante e dall’amico). Scorticata la carne della finzione, rimane la visione viva dell’osso della vita che muove le cose.
data di pubblicazione:10/02/2024
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