dal romanzo di Delphine De Vigan, adattamento e regisa di Paolo Triestino, con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Valentina Bartolo, scene di Francesco Montanario, movimenti coreografici di Elena Puddu, produzione Artisti Associati
(Teatro Tor Bella Monaca – Roma, 30 gennaio/4 febbraio 2024)
Da un commovente romanzo francese di una scrittrice emergente un inno alla gratitudine. Almeno prima di spirare l’ultimo soffio vitale. Lo spettacolo è anche un ritratto non mesto dell’universo concentrazionario di una residenza per anziani dove la solitudine è colmata dai ricordi del passato che si devono saldare con il ringraziamento per chi ti ha salvato la vita. Con l’inevitabile rimando alla ferocia nazista e al mito tramontato della razza.
La sala periferica di un quartiere di Roma giudicato borderline continua a offrire piacevoli sorprese. Quante volte pronunciamo la parola grazie nella nostra esistenza? La vuol scandire con toni forti la protagonista dell’intreccio. Una signora che deforma le parole, che avanza verso la fine ma vuole saldare i conti con il passato aggrappandosi nel presente alla figura giovane di una ex vicina e di un ortofonista. Paolo Triestino si ritaglia il ruolo minore ma fondamentale del responsabile della struttura sanitaria in cui è confinata cavalcando la gentilezza mista alla ferocia double face di un ufficiale nazista, metafora della dura vita in questi luoghi a volte pregni di contrizione e dolore. Pièce per quattro con gli accompagnatori del gioco teatrale che appaiono e scompaiono, mutano abiti in scena, a volte palesandosi persino con il pancione (è il caso della giovane incinta). Esemplare come attori vocati al comico come Triestino e Vasini riescano a varcare la soglia del dramma con disinvoltura. E in questa loro nuova vita teatrale sono accompagnati da partner di pregio come Lavia jr e Bartolo. Una bella atmosfera permea la rappresentazione, fatta di sentimenti non smaccati e non buonisti. Finché c’è vita tutto è possibile. Anche rintracciare la donna ormai novantaseienne che ha salvato l’anziana dal sicuro internamento in un campo di concentramento. Dunque mai troppo tardi per pronunciare l’ultimo sentito “grazie”. La conclusione con un elegante ballo è un invito alla speranza.
data di pubblicazione:05/02/2024
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