Ha un sentore di non spiacevole già visto vintage che nel tritatutto converte molti temi: il perdono, la riappacificazione, un bizzarro impatto con la religione. Il tutto smosso da una proposta di viaggio a Lourdes. E sul cammino di un impossibile miracolo le tensioni si sciolgono e quattro donne ritrovano una via comune di comprensione e perdono.
Il carisma delle navigate protagoniste costituisce un buon appeal per un prodotto che non potrà avere grandi esiti al botteghino ma che sulle vocazione di buoni sentimenti, sotto natale, induce a una visione serena seppur priva di punte di qualità. La vecchia Irlanda di una generazione passata con altrettanto navigati eroi (Stephen Rea) e un buon sentore di provincia come miscela di partenza. Si respira anzianità e pregiudizio con una situazione legata a un aborto e a un suicidio, evocati e non descritti, altamente drammatici. Del resto perché perdere l’occasione di godersi la quasi novantenne Maggie Smith, anziana cinematograficamente forse da sempre a cui auguri di avere come spalla un Helen Mirren, unica assente in questo gotha di quarta età. Pellicola garbata, a tratti lieve la cui cartina di tornasole è la speranza del cambiamento. Il finale non è banale. Perché un sommesso miracolo c’è. E si aggiunge ai 62 distillati a Lourdes in una storia più che centenaria. Il rosso bambino irlandese che non pronunciava parola alla fine parla in una scena però in cui non l’ascolta nessuno. Segno che il regista non vuole adire a un happy end troppo banale e scontato. In fondo un prodotto medio del genere fa riflettere anche sull’esistenza di Dio. La frase chiave è quella del religioso che guida la spedizione. Per vivere non bisogna aspettarsi miracoli. Nel nostro destino c’è sempre fatica e dolore.
data di pubblicazione:09/01/2024
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