(Teatro Vittoria – Roma, 19/24 settembre)
Una lezione didattica del teatro che fu. Non solo varietà ma i primordi. Con florilegio di citazioni che chissà quanto arrivano al pubblico. Dalle cantine resuscitati Gustavo Modena, Giacinta Pezzana, i più popolari fratelli De Rege. Volenteroso omaggio alla storia, bisognoso di un alleggerimento contenutistico e di qualche estro in più di regia per conferire ritmo alla narrazione..
Orfani del teatro di De Berardinis i due registi da parecchi anni si cimentano nella palingenesi di un ampio segmento della storia del teatro. Da Shakespeare ai fratelli De Rege, Con una nostalgia triste e autoriale che più che alle risate ammicca a un te deum un po’ funerario. Fuori di discussione l’impegno e la costanza del duo. Ogni tanto il singolo si stacca e rievoca un personaggio. Efficace la dialettica con la ricomposizione corale. Così ricompaiono Petito, la Magnani, i primi albori del teatro di rivista oltre alle citazioni di Emma Gramatica, Lina Cavalieri (ricordate “la donna più bella del mondo”?). Coraggioso esordio di stagione. Primo spettacolo al Vittoria e primo spettacolo sulla piazza di Roma, sfidando ancora il caldo e un settembre che, teatralmente, non è ancora sbocciato. Come si può immaginare in platea scarsa partecipazione giovanile. Figurarsi non c’è interesse per il teatro al presente, immaginarsi per quello che fu. Rievocazione amara e nostalgica, con qualche indulgenza al sorriso, basandosi sulle opere di Sergio Tofano, di Vito Pandolfi e di un’antologia sul varietà. Ovviamente le citazioni indulgono a delle scelte mirate. C’è spazio satirico anche per la trascurata figura del suggeritore. Ora si presuppone e si da per scontato che tutti gli attori siano dotati di fulgida memoria. Gli episodi riportati a mo’ di aneddoto sono tutti, spesso drammaticamente, veri. Perché sulla scena si nasce, si cresce, si muore. Vedi Salvo Randone e Scarpetta.
data di pubblicazione:20/09/2023
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