(Teatro Vascello, 4/7 aprile 2023)
La ragazzaccia ai muro rivisita un testo di 27 anni fa che non ha bisogno di furbe riattualizzazioni ma semmai di una riverniciatura con il contraddittorio della partner dissonante Bartoni. Il Danco fan funziona, visto che all’orario d’inizio della prima c’è una fila di venti metri al botteghino.
La coatta androgina sprizza vitalità nello spettacolo più corto nel nostro vagabondare cinquantennale per i teatri italiani. Mezz’ora di rappresentazione monologante ad alta condensazione drammatica. C’è la Roma dolente delle periferie non più pasoliniane con momenti di pregnante illuminazione comica. Come la traumatica visita dal ginecologo. La Danco è talmente brava che bypassa il gap generazionale rispetto al personaggio descritto. Nonostante la staticità di un dialogo surreale davanti alla fermata di un autobus invariabilmente perso, la scena si colora di un florilegio di movimenti. Persino con i movimenti di un taekwondo che in questo caso più somiglia al karate. La Danco generosamente si spende spandendo fisicità e contaminando il pubblico con un romanesco facilmente comprensibile. La fidanzatina spaurita di “Un medico in famiglia” è ormai una matura one woman show. La metafisica dello spettacolo restituisce il clima di una dolente solitudine che non ha speranze di riscatto e di affermazione. Un vuoto che l’aggressività del linguaggio tenta di negare con tutti i mezzi. Ma non ci riesce. Quei corpi, quelle parole in libertà disegnano un destino alla cui irredimibilità non si potrà sfuggire. E la musica è la colonna serena di un muro che separa le storie segnate da quelle che potranno avere un percorso oltre la barricata, al centro, dove c’è ancora una ratio e una direzione. La Danco ha raccolto tutta la propria produzione in un agile volumetto pubblicato nel 2022
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