(Teatro India – Roma, 7/12 febbraio 2023)
Teatro nel teatro con un titolo che rimanda al topos scespiriano ma anche edoardiano. Sperando di non farsi suggestionare dai luoghi comuni di Marzullo.
Un attore dedito a una facile commercializzazione del proprio lavoro si confronta con due interlocutori irrisolti: la figlia che rimprovera al padre l’abbandono, l’allievo che si specchia con ammirazione nel maestro e cerca di ripercorrerne le orme, provando a instaurare un rapporto dialettico, a tratti paritario. In scena non tutte le ciambelle riescono con il buco. La scenografia minimale a disposizione dell’indubbia bravura di Carpentieri non raccoglie palpiti perché i due partner non reggono il gioco con adeguata maestria. L’attrice sfoggia una voce metallicamente monocorde che ci impedisce di entrare nella sua sfera emotiva. Così è un’occasione sprecata per tanto talento, Perché quando il protagonista distilla perle del teatro classico quasi spereresti che si abbandonasse a un lunghissimo monologo. Certo, non erano queste le intenzioni di autore e regista che volevano dare vita a una storia compiuta. Il finale tronco e inaspettato è un altro imprevedibile strappo incoerente. Così i dialoghi a volte si animano ma poi ricadono nella piattezza banale non riuscendo a dare continuità allo sviluppo. Stoffa cucita male, un po’ rattoppata all’ombra del mattatore La magia del teatro si annusa a tratti ma non ammalia come ambirebbe nella sua dichiarazione programmatica di scena. Di diverso avviso evidentemente il pubblico stregato dall’indubbio carisma di Carpentieri. Il Teatro India dal giorno dell’apertura si dibatte nella consueta provvisorietà: parcheggio impossibile, bar ai limiti della presentabilità, spazi teatrali non utilizzati, peraltro ben in linea con la fatiscenza di chi lo gestisce (vedi anche stallo del Teatro Valle, molto più funzionale e vivo quando era occupato).
data di pubblicazione:11/02/2023
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