(Teatro Cometa Off – Roma, 1/9 ottobre 2022)
Debutta al Teatro Cometa off di Testaccio il Macbeth di Alessandro Sena. Una lettura personale e contemporanea del personaggio shakespeariano che per la sete di dominio, insieme alla moglie, perpetua una serie infinita di omicidi ai danni di chi minaccia la sua terribile ascesa al trono. Una visione che desidera farsi riflesso dell’umanità intera da oriente a occidente, con i suoi complessi meccanismi di conflitto e ambizione sfrenata di cui è preda.
All’inizio Macbeth è un eroe vittorioso. Il merito sta nell’aver sedato una rivolta contro il re Duncan insieme ai compagni Banquo e Macduff. Ma il destino dei re è quello di essere traditi, come lo fu Cesare pugnalato da chi più avrebbe dovuto amarlo. Così l’incontro con le Tre Streghe, sorelle fatali apparse sul cammino di Macbeth e Banquo, instilla nel valoroso condottiero il pensiero che un giorno otterrà anche il trono. Per farlo però dovrà uccidere a tradimento il sovrano ospite nella sua casa. Dubbioso se compiere l’assassinio o lasciare che il corso degli eventi lo porti a governare, viene spronato sulla strada della conquista dalla consorte. È Lady Macbeth a scavare nella coscienza del marito e a muovere la sua ambizione. Incastrato nel buio di una scena che rispecchia la notte dell’anima, in preda a una frenesia che lentamente fa breccia nella sua mente portandolo quasi alla pazzia, alimentata dalla presenza in scena oltre lo spazio concesso da Shakespeare delle Tre sorelle fatali – riflesso di una mente ottenebrata dall’avidità più che espressione del dato esoterico dell’opera – il misfatto si compie con un realismo che sgomenta, tanto che il corpo assassinato del re viene mostrato addirittura sulla scena. Ma il tradimento non si ferma con la morte del sovrano. Banquo, a cui le streghe avevano predetto che sarebbe stato padre di una stirpe regale, deve morire insieme ai suoi figli. Dunque anche l’amicizia verrà tradita e con essa ogni soluzione di pace e armonia tra gli uomini. Solo la volontà del giovane re Malcolm, assurto al trono dopo la sconfitta di Macbeth, stanco alla vista del male, metterà fine a questa catena di delitti e abbandonerà a terra la corona imbevuta di troppo sangue e dolore.
Il Macbeth di Alessandro Sena mantiene solo in parte la natura di tragedia dell’ambizione. Il dramma, tradotto e adattato dal regista romano, sposta la riflessione sull’ossessione per il potere e sulle dolorose ferite provocate dal tradimento, in un allestimento moderno, imperniato di un esplicito linguaggio simbolico, ma nella totalità fedele alla tradizione. Un lavoro visivamente coerente e ben pensato, messo in scena da una compagnia di attori di diversa esperienza e formazione, ma coesa nella realizzazione, tra cui spicca per intensa profondità di interpretazione l’attrice armena Marine Galstyan nel ruolo di Lady Macbeth. Menzione particolare poi per Stefano Antonucci nei panni regali di un saggio e distinto Duncan, che illumina il personaggio di quella giusta rettitudine esemplare che verrà drasticamente azzittita.
Il lavoro drammaturgico ridotto all’essenziale per numero di personaggi e scene salva l’ossatura originale della tragedia. Alessandro Sena poggia il piede su Shakespeare e insieme pesca nel fluire ininterrotto del fiume della creatività immagini e parole che arricchiscono la storia di armoniose interpolazioni fino a condurre la tragedia verso una catarsi inaspettata, che passa per il pentimento e il risveglio della coscienza. Il cuore ostaggio dell’odio alla fine si ravvede e implora quella bontà e quella gentilezza che Chaplin – citato alla fine della pièce con le parole che concludono il suo capolavoro Il grande dittatore – esalta più che l’abilità a compiere il male. La bellezza del mondo è quella di essere un luogo dove c’è posto per tutti.
data di pubblicazione:08/10/2022
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