(Teatro Belli – Roma, 20/22 maggio 2022)
Marianne e Ronald vivono la loro relazione di coppia catapultati in infinite realtà possibili. Arriva a Roma direttamente da New York il testo recitato in lingua originale del drammaturgo inglese Nick Payne.
La straordinaria forza di Constellations di Nick Payne risiede certamente nell’idea di applicare un principio della fisica come il multiverso a un’ordinaria coppia di amanti molto diversi tra loro, ma attratti con passione l’uno dall’altra. L’ipotesi secondo la quale possano coesistere infinite possibilità di poter vivere la stessa realtà con sviluppi e esiti diversi – oltrepassando necessariamente il tradizionale concetto lineare di tempo – è la stabile impalcatura che sorregge la struttura drammaturgica.
Rappresentato la prima volta al Royal Court Upstairs di Londra nel 2012, il testo ha avuto molta fortuna e oggi arriva in lingua originale sul palco del teatro Belli di Roma – con date previste nei prossimi giorni anche a Genova e Torino – nella versione andata in scena al Gene Frankel Theatre di New York per la regia di Kim T. Sharp, con protagonisti Francesca Ravera e Michael Chinworth.
Non occorre essere esperti di fisica quantistica per apprezzare questo lavoro che la regia di Kim T. Sharp rende incredibilmente comprensibile. Tuttavia, proprio per questa caratteristica di mostrare la possibilità dell’esistenza di mondi paralleli, la storia non si può raccontare seguendo un limpido sviluppo narrativo. Quello che abbiamo davanti è un mosaico ricco di variabili e sfumature, che uno spettatore attento e libero da schemi è in grado di poter mettere insieme. È dato sapere solo che Marianne e Ronald sono due personaggi diametralmente opposti. Lei è una cosmologa, lui un apicoltore. Due mondi distanti e per molti aspetti contrastanti che si incontrano per la prima volta a un barbecue. Fanno amicizia, si piacciono e decidono di vivere insieme. Poi si lasciano e si rivedono di nuovo a una lezione di ballo, dove riprendono la loro relazione interrotta. Due personaggi visti come due particelle perse in un universo siderale, fatto di buio infinito e stelle. Due atomi che vanno a comporre una varietà incredibile di molecole, sospesi intorno a una pedana esagonale, che ricorda proprio il disegno di una formula chimica.
Non serve neanche essere madrelingua inglese per seguire lo spettacolo. Anzi, si apprezza maggiormente il contesto culturale e sociale a cui il linguaggio fa riferimento e che una traduzione inevitabilmente potrebbe ingannare. L’ostacolo della lingua è superato non solo grazie ai soprattitoli, ma anche per merito della regia e della recitazione realistica e misurata dei due attori. Basta un breve movimento, un repentino cambio di luce o il suono di due note al pianoforte per trasportare lo spettatore su altre realtà del tutto logiche e credibili.
Sul palco, Francesca Ravera e Michael Chinworth sono veri nelle emozioni, veloci e cadenzati con il ritmo di una partitura registica esigente, ma chiara e pulita. Il perfetto equilibrio di una formula chimica.
data di pubblicazione:22/05/2022
Il nostro voto:
0 commenti