Una caduta nell’abisso della depravazione in una storia italiana di ordinaria dissipazione. Più che un’immersione sociologica nel mondo deraciné dei barboni borderline l’autrice si sofferma su un personaggio femminile che è l’onnivoro e patologico centro del racconto. Legata al personaggio che racconta da un misto di attrazione e repulsione che si sviluppa per tutta la durata del romanzo o racconto breve. Un’ossessione che nasce dal tentativo frustrato di riscatto, di un possibile aiuto per sottrarla a una condizione a cui sembra inevitabilmente destinata. I legami con la vendita sessuale, con la droga, con la mancanza di cibo, con l’abdicazione a qualunque forma di dignità rimandano al presente in chiaroscuro di tanti abitanti di San Lorenzo e dintorni. Non c’è il tentativo di disegnare una mappa corale della sofferenza perché il focus è esclusivamente puntato su Urbana, in una serie di incontri, sparizioni, abdicazioni che danno all’incerta cronologia degli avvenimenti un carattere vago e sfrangiato. Il rischio è quello del bozzettismo di genere ma crediamo che il più grosso inciampo della prova sia un certo compiacimento nella ripetizione, nel ritorno concentrico alla speranza disillusa. Urbana non è convertibile ad alcuna forma di cambiamento, destinata a inabissarsi in questo inferno che lei stessa ha creato. Storia vera di una donna irrimediabile, storia presa dalla realtà. Il fragile corpo di Urbana non resisterà a un’overdose. Se ne andrà, non rimpianta, se non dal protagonista, a soli 45 anni di età disegnando un percorso di solitudine che è proprio a molti sans papier dell’Urbe. Un linguaggio semplice e accessibile rende il libro di facile comprensione anche se una sottile inquietante linea di angoscia lo percorre per il centinaio di pagine di svolgimento. Non è un caso che l’autrice sia impegnata nel sociale e nel volontariato da tempo e che abbia affrontato vis a vis le tematiche su cui si diffonde.
data di pubblicazione:24/02/2022
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